Parlamentari candidati a sindaco, la difficoltà di portare a termine il proprio mandato

Nelle 7 grandi città al voto nelle amministrative 2016, ci sono ben cinque membri del parlamento candidati a sindaco. Da destra a sinistra, passando per il centro, aumentano i contagiati dalla “sindrome Moretti”, l’abbandono prematuro del mandato per cui si è stati eletti.

Fra i politici di fama nazionale, Alessandra Moretti rappresenta al meglio l’incapacità (legittima o meno che sia) di portare a termine gli incarichi per cui si è stati eletti. L’esponente Pd, eletta alla camera dei deputati nelle politiche del 2013, passata poi al parlamento europeo nel 2014, è sbarcata infine al consiglio regionale del Veneto nel giugno del 2015. Tre incarichi diversi in tre anni consecutivi, ottenuti abbandonando già due volte l’elettorato che l’aveva eletta per uno nuovo: prima nazionale, poi europeo e infine regionale. 

La “sindrome Moretti” continua a colpire la nostra classe politica. Con la tornata elettorale delle amministrative 2016 che si avvicina, compaiono già i primi contagiati. Attualmente, nelle 7 grandi città al voto (Roma, Milano, Torino, Trieste, Bologna, Cagliari e Napoli), sono 5 i membri del parlamento ufficialmente già candidati a sindaco.

A Roma il fenomeno ha coinvolto sia la destra (con Giorgia Meloni) che la sinistra (con Roberto Giachetti), entrambi deputati alla camera, e il secondo addirittura vice presidente. L’onorevole Giorgio Airaudo, deputato per Sinistra italiana-Sinistra ecologia e libertà, è candidato a Torino; Valeria Valente, deputata del Partito democratico, rappresenta il centro-sinistra a Napoli; e infine a Cagliari Pierpaolo Vargiù, membro della camera dei deputati per Scelta civica, ha recentemente aperto la sua campagna elettorale.

Sorvolando sulle difficoltà fisiche e materiali del portare avanti una campagna elettorale e allo stesso tempo partecipare alle attività del parlamento, il punto è un altro. Nel rispetto dei propri elettori, non sarebbe più corretto portare a termine gli incarichi per cui si è eletti? La politica, a differenza di tante altre professioni, si basa su un rapporto di rappresentanza. Cercare di essere eletti altrove, con la possibilità di cessare anticipatamente il proprio mandato, vuol dire in qualche modo tradire la fiducia degli elettori.

Ma c’è anche un’altra questione, ed è l’attrattività politica del nostro parlamento. Ormai svuotato dalle suo funzioni legislative, in molti preferiscono tornare alla politica locale, piuttosto che rimanere fra i banchi di camera e senato.

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