Sulla trasparenza il Governo deve fare di più

Finalmente on-line le dichiarazioni patrimoniali dei ministri e di (alcuni) sottosegretari. Apprezzabile l’iniziativa voluta da Monti, anche se troppi aspetti sembrano lasciati al caso.

Non tutti hanno rispettato i termini, le informazioni non sempre sono poste in evidenza sui siti istituzionali, sono pubblicate attraverso pdf e non in formato aperto, e sopratutto sono state raccolte attraverso modelli diversi, pertanto in alcuni casi mancano dati fondamentali.

Operazione trasparenza. Il 4 Dicembre 2011, presentando in conferenza stampa la manovra “Salva Italia”, il premier Mario Monti annunciava che i membri del Governo avrebbero reso pubblica la loro situazione patrimoniale. Dopo 79 giorni, probabilmente troppi e secondi molti segno che ci sono state resistenze, l’impegno è stata mantenuto.

Senza dubbio si tratta di una bella novità per il nostro Paese, che non solo permette ai cittadini un maggior controllo sull’operato e sugli interessi dei ministri ma può contribuire a restituire loro un pò di fiducia nella politica.

L’operazione trasparenza, e openpolis se lo augura, è solo all’inizio. Non solo perché mancano all’appello alcuni sottosegretari (che sicuramente provvederanno entro breve) ma perché si è al lavoro per comprendere anche i dirigenti e i funzionari pubblici.

A seguire, alcuni suggerimenti metodologici per migliorare e correggere alcuni aspetti che ci hanno convinto meno o che non hanno funzionato.

Cabina di regia. Il coordinamento all’interno del Governo non è stato eccellente. Sono mancate (se ci sono state non sono state rispettate) delle linee guida che definissero tempi, procedure e contenuti delle pubblicazioni. Infatti, le dichiarazioni di ministri e sottosegretari sono state compilate secondo criteri diversi, con in alcuni casi differenze sostanziali.

Più modelli. Analizzando quanto reso disponibile sui siti istituzionali, ci si accorge immediatamente di come siano stati utilizzati modelli diversi. La maggioranza ha integrato il modulo predisposto dall’Antitrust ma in molti hanno presentato dei prospetti sintetici elaborati da loro stessi.

Alcuni, poi, hanno anche allegato la dichiarazione dei redditi (730 o Uni.co) o prospetti sul portafoglio azionario. Solo in 2, Monti e Barca hanno esteso la rendicontazione patrimoniale anche al coniuge.

Quali informazioni. Per una completa trasparenza ministri e sottosegretari dovrebbero rendere pubblici i propri dati su redditi, patrimoni, incarichi e disponibilità bancarie in modo da fotografare sia la situazione attuale che quella precedente all’assunzione dell’incarico di Governo. La richiesta di trasparenza andrebbe estesa anche al coniuge.

Anche a causa della scelta di utilizzare modelli differenti, le dichiarazioni hanno un livello di trasparenza non uniforme. In particolare, è da apprezzare chi ha fornito la propria situazione patrimoniale antecedente alla nomina a membro del Governo.

A farlo sono stati:

Mario Monti, presidente del consiglio dei ministri

Antonio Catricalà, sottosegretario consiglio dei ministri

Gianpaolo D’Andrea, sottosegretario consiglio dei ministri

Fabrizio Barca, ministro coesione nazionale

Andrea Ricciardi, ministro cooperazione

Giuliomaria Terzi Sant’Agata, ministro affari esteri

Paola Severino, ministro giustizia

Gianpaolo Di Paola, ministro difesa

Corrado Passera, ministro sviluppo economico

Mario Catania, ministro agricoltura

Corrado Clini, ministro ambiente

Elsa Fornero, ministro lavoro

Enzo Milanesi, ministro affari regionali

Filippo Patroni Griffi, pubblica amministrazione

Piero Gnudi, ministro affari regionali

Piero Giarda, ministro rapporti con il parlamento

Paolo Peluffo, sottosegretario all’editoria

Renato Balduzzi, ministro sanità

 

Invece, si sono limitati alla situazione attuale:

Antonio Malastini, sottosegretario rapporti con il parlamento

Francesco Profumo, ministro università

Vittorio Grilli, vice ministro economia

Mario Ciaccia, vice ministro sviluppo economico

Anna Maria Cancellieri, ministro dell’interno

Da evidenziare, poi, come il ministro della sanità, Renato Balduzzi e il sottosegretario all’editoria, Paolo Peluffo siano stati gli unici a dichiarare l’ammontare dei loro depositi bancari.

Open data. Purtroppo tutte le dichiarazioni sono state pubblicate attraverso file pdf, in molti casi scansioni di stampe. La leggibilità, sopratutto delle cifre, non è sempre garantita.

Più opportuno sarebbe stato utilizzare, come si dovrebbe fare per ogni atto della pubblica amministrazione, formati aperti. Magari un foglio di calcolo con gli stessi campi per tutti i dichiaranti, in modo da comparare più facilmente i dati raccolti.

Ora una legge. L’aspetto di maggior debolezza di tutta l’operazione voluta da Monti consiste nel suo carattere volontario. Pertanto, non c’è certezza che le dichiarazioni saranno aggiornate di anno in anno o che un nuovo Governo faccia lo stesso.

Invitiamo quindi il Governo ad elaborare una proposta di legge, se necessario si prenda del tempo per degli approfondimenti  (anche altri 79 giorni), che obblighi ministri, sottosegretari e parlamentari alla pubblicazione delle loro dichiarazioni patrimoniali affinché la trasparenza non sia un’iniziativa spot ma diventi pratica quotidiana nella politica italiana.

12 pensieri su “Sulla trasparenza il Governo deve fare di più

    1. akiro

      Speriamo che tra tante leggi discutibili trovino il tempo per approfondire e consolidare l’usanza di rendere i politici più trasparenti.

  1. valter carraro

    Una trasparenza a vantaggio dell’ABI – 23 marzo | L’Agenzia di stampa Reuters ha anticipato, dicendo di possederne copia, un decreto legge per disinnescare il taglio delle commissioni bancarie su crediti, fidi e sconfinamenti previsto nel decreto sulle liberalizzazioni, già licenziato in via definitiva dalla Camera il 22 marzo. In questo modo, il decreto accoglie le richieste dell’associazione bancaria italiana (Abi) che aveva protestato per questa misura che valeva circa 10 miliardi di euro.
    Il decreto così modifica l’articolo 27-bis: “Sono nulle tutte le clausole comunque denominate che prevedano commissioni a favore delle banche a fronte della concessione di linee di credito, della loro messa a disposizione, del loro mantenimento in essere, del loro utilizzo anche nel caso di sconfinamenti in assenza di affidamento ovvero oltre il limite del fido stipulate in violazione delle disposizioni applicative dell’articolo 117-bis del testo unico in materia bancaria e creditizia, di cui al decreto legislativo 1 settembre 1993, numero 385, adottate dal Comitato interministeriale per il credito e il risparmio”.
    Il decreto correttivo istituisce presso il ministero dell’Economia “un osservatorio sull’erogazione del credito dalle banche alle imprese, con particolare riferimento a quelle piccole e medie”.

    Tale osservatorio potrà chiedere alla Banca d’Italia, agli Abi o alle singole banche le “informazioni necessarie a valutare eventuali criticità del procedimento di concessioni di finanziamento”.

    1. ANGELO

      Buongiorno forse i politici insieme ai tecnici non hanno messo in conto
      che se non vengono presi dei provvedimenti nei confronti delle Banche
      per il piccole medie imprese come la mia dai suicidi stiamo vicino a situazioni
      peggiori. Le Banche in ITALIA un giorno sono private il giorno successivo usufruiscono
      di denaro pubblico per sistemare i loro imbrogli. L’america Ha iniziato a crescere anche
      con il fallimento delle Banche, non pretendiamo che le Banche devono finanziare ma
      se non riescono a creare Divedendi bisogna farli fallire con le dovute consequenze.
      ognuno si deve prendere le proprie responsabilita’ se siamo veramente interessati
      al Salva ITALIA., O ci sara’ il salvataggio per pochi.
      i regolamenti con le leggi in Italia vengono firmate dal sistema Bancario e se
      non viene regolamentato questo sistema non c’e’ soluzione a tutti i problemi
      esistenti in ITALIA E IN EUROPA.
      SALUTI E MI AUGURO CHE QUESTO MESSAGGIO VENGA ALMENO LETTO.
      Cofano Angelo

  2. ddpp

    Sto leggendo un articolo sull’incremneto delle imposte e contemporaneamente ascolto “Porta a porta” mentre Vespa intervista la senatrice Rosy Mauro. Ascoltando la trasmissione ho appena imparato che esiste la legge “Mancia”. Sembra che i deputati e senatori possono proporre annualmente i nominativi di loro conoscenti (opere di bene) a cui il ministero dell’economia farà pervenire una cospicua somma (una tantum) per quell’anno. Sembra anche che questa norma sia stata abrogata il dicembre scorso.
    Intanto ho anche telefonato ad un amico che, non conosceva questa abrogata norma, ma è a conoscenza che qualcosa di simile sia presente presso la Regione Emilia Romagna.
    Un’altra partecipante alla trasmissione, l’onorevole Marina Sereni del PD, ironizzava sull’assegnazione di tanti euro (da 800mila ad un milione) alla scuola della moglie di Bossi.
    Mi chiedo e le chiedo: E’ possibile ricostruire a chi sono andati questi denari che i deputati elargiscono a onorevoli enti di beneficienza? Nell’ultimo anno? Negli ultini cinque? E chi ha presentato e poi votato questa legge?
    Cordialissimi saluti.

  3. corrado

    L’articolo 32 della Costituzione prevede cure gratuite agli indigenti. E’ evidente che non si può identificare gli indigenti nel quadro degli iscritti nell’elenco dei poveri gestito ,anche ai fini elettorali,dai sindaci sia come elargizione di somme che cure e farmaci gratuiti ,spesso riammessi alla vendita.
    Chi sono gli indigenti ? Possono essere messi in lista d’attesa su richiesta non urgente da parte del medico di base indipendentemente dalla nosologia o urgente anche se motivata ?
    I parlamentari sono indigenti ? Di quale tutela debbono godere ai fini della salute ?
    Nel momento che violano l’articolo 32 della costituzione di quale tacito consenso si avvalgono ?
    Quale democrazia’ consente LA DITTATURA DEL PARLAMENTO E DELLE ISTITUZIONI RISPETTO ALLA PARITA’ DI DIRITTO ALLA SALUTE come sancito dalle norme. In che misura le regioni consentono che vengano stanziati fondi per sprechi a favore di politici con le tasche abbastanza in regola per pagare un servizio sanitario come tutti gli altri non indigenti ? Cosa ne pensa il governo tecnico ? Non è un problema economico o riguarda solo LA POLITICA? Ma che differenza c’è fra tecnica e politica : solo di quattrini e privilegi ?

  4. corrado

    Viene da pensare che ,a parte il regolamento carcerario, siano più umani quelli che fanno la guardia ai carcerati che non gli operatori che debbono svolgere un servizio per garantire un diritto fondamentale come quello reso tale dall’art.32 della Costituzione.Il rispetto della privacy diventa irrisorio quando negli ambulatori si concentrano una pluralità di soggetti sofferenti interpellati per cognome e per patologia ,visto che ogni ambulatorio attiene ad una specifica patologia, Diventano indigenti specialmente gli onorevoli che sfuggono alle liste d’attesa e alla truffa dell’intramoenia e dell’extramoenia vero trampolino per la carriera di chi riesce a spremere chi si trova in una fase di sofferenza tale da poter essere fatto fesso! Tanto può detrarre il 19% |
    Il due giugno hanno sfilato i carri delle Regioni.Domani vedremo sfilare i carri dei governatori alla Borghezio che guardano ai piagnoni meridionali o ad un Maroni che vuole risolvere la questione meridionale.
    Fanno comodo al sistema politico perchè consente storture e offese al diritto tanto millantato dalle parolone dei soggetti che arrabbattano leggi e percepiscono prebende. Marino invece che guaradre solo ai carcerati perchè non si interessa dei fregati della salute ?

  5. corrado

    Assistendo a dibattiti fra le nullità del sistema politico italiano espresse da un elettorato che fà dubitare della serietà di chi deve attivarsi per la scelta di persone qualificate e non espressione di idiozie elevate a sce lte amministrative oculate, viene da chiedersi fino a quando sarà possibile una convivenza serena di chi sfrutta e di chi subisce. Crea un certo disappunto la disponibilità della televisione ad ospitare il peggiore esempio di affidabilità di deputati eletti al parlamento europeo sulla base di un voto chiesto alla ignoranza elettorale lombardo-veneta da un Salvini che fondava il suo diritto ad essere eletto perchè era rimasto disgustato dalla norma europea che obbligava il suo pescivendolo a precisare se le trote che vendeva erano di fango.
    C’è da chiedersi come mai si è arrivati ad un punto del sistema tanto irrazionale da provocare un confronto con un olocausto e dei morti sacrificati sull’altare del potere e l’arroganza del sistema costruito da un comunismo italiano il cui concordato con lo Stato della Chiesa ha esautorato la democrazia e creato un organigramma di potenti inamovibili ed irresponsabili riguardo ad una unità barattata sulla base dei voti di partito espressi a livello locale con assoluta indipendenza dal vertice nazionale.
    Certamente viene da rimpiangere presidenti come Einaudi o lo stesso Ciampi che avevano una personalità di intellettuali e non di politicanti cresciuti aspettando di divorare ogni antagonismo patteggiando ora ad occidente ora ad oriente illudendosi di lasciare un segno nella storia come onesti.

  6. corrado

    Basta con le regioni a statuto speciale! Basta con le provincie e con i piccoli comuni…
    E’ assurdo accettare un resoconto della gestione di regioni a statuto speciale tanto anomalo e per giunta sostenuto da “forconi ” incapaci di indirizzare le punte verso lo sperpero che ripropone logiche risuscitate
    da pizzini sequestrati . Eppure tecnico o non tecnico questo governo di nomina da un Presidente della Repubblica ,a parte ogni altra considerazione, ha il diritto di intervenire per fare pulizia nelle strutture gestionali anomale costruite sull’enfasi del sorpasso per trasformare l’Italia in un soggetto dipendente non più dai nazisti ma dall’armata rossa. Fallito il progetto è rimasto l’organigramma concepito sulla base della idea del potere attuata da Stalin e che annovera molti stalinisti ancora vivi e vegeti nella politica italiana.

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