Dicembre 2016 segna la fine del governo guidato da Matteo Renzi. L’esito del referendum costituzionale sulla riforma Boschi ha portato all’ennesima crisi di governo della XVII legislatura e alla nomina di Paolo Gentiloni a Palazzo Chigi. Dalle ultime elezioni politiche del 2013, è il terzo esecutivo nominato: in pratica uno all’anno. Nonostante l’attuale parlamento sia caratterizzato da un numero elevato di cambi di gruppo, gli esecutivi Letta, Renzi e Gentiloni hanno sempre mantenuto una certa continuità, sia per la maggioranza a sostegno, sia nei membri che hanno composto le squadre di governo. Di seguito un’analisi sulla composizione del governo Gentiloni, a confronto con i 4 esecutivi che lo hanno preceduto (Berlusconi IV, Monti, Letta e Renzi). Per uniformità di analisi i raffronti sono stati fatti alla data dell’insediamento dei vari governi.
Numero di ministri, donne e età media
Rispetto al governo di Matteo Renzi, nell’esecutivo Gentiloni ci sono due ministri in più, e il loro numero passa da 16 a 18. Nella precedente squadra i ministri senza portafoglio erano 3 (Madia alla Pubblica amministrazione, Boschi alle riforme e Lanzetta agli affari regionali); con l’attuale diventano 5 (oltre ai precedenti sono stati aggiunti lo Sport con Lotti e la coesione territoriale/mezzogiorno con De Vincenti). Si tratta comunque del secondo esecutivo meno numeroso delle ultime due legislature.
In calo il numero di donne nell’esecutivo, erano 8 nel governo Renzi, 7 di quello Letta, e ora diventano 5. La percentuale scende quindi al 27,78% sul totale dei ministri, in linea con la media degli altri governi europei (28,07%). Scende il numero di ministre con portafoglio, da 5 (esteri, difesa, istruzione, salute e sviluppo economico) a 3 (salute, difesa e istruzione). In calo anche quelle senza portafoglio, considerando che il ministero per gli affari regionali, con Renzi inizialmente guidato da Maria Carmela Lanzetta e poi passato a Enrico Costa, è rimasto nelle mani di quest’ultimo.
Alcuni dicasteri risultano assegnati con una certa regolarità a donne. Per esempio, degli ultimi 5 governi, tutti tranne quello guidato da Mario Monti, prevedevano donne a capo dell’istruzione (Gelmini – Berlusconi IV, Carrozza – Letta, Giannini – Renzi, Fedeli – Gentiloni).
Rimane più o meno invariata dal 2008 a oggi l’età media dei ministri al giorno dell’insediamento. 52 anni con il governo Berlusconi, 53 con quello Gentiloni, dato in linea con i colleghi del vecchio continente la cui età media è 52. Il massimo è stato raggiunto con l’esecutivo Monti (64 anni) e il minimo con Renzi (48 anni). Il governo Gentiloni è dunque composto da un numero minore di donne, e ha un’età media superiore rispetto a quello guidato da Matteo Renzi. Sono rimasti 3 gli under 40 a cui è stato affidato un dicastero: ai confermati Madia (Pa) e Martina (Agricoltura) si aggiunge Lotti allo sport, che sostituisce l’altra trentenne del governo Renzi, Maria Elena Boschi, con il ministero per i rapporti con il parlamento che passa a Anna Finocchiaro.
Partiti e personalità ricorrenti
Nelle ultime due legislature (dal 2008 a oggi) si è creato un contesto politico molto particolare. Dopo il governo Berlusconi IV, con ministri solo del centrodestra (Popolo delle libertà e Lega nord), si è passati a 4 esecutivi di coalizione. Il primo, guidato da Monti, composto interamente da ministri tecnici e sostenuto dalla stragrande maggioranza del parlamento; il secondo con Enrico Letta annoverava ministri di Pd, Scelta civica, Unione di centro e Popolo delle libertà (poi solamente Nuovo centrodestra): il terzo con Matteo Renzi, i cui ministri venivano da Pd, Ncd e Udc; infine l’attuale di Gentiloni, che segue lo schema del precedente. Questo aspetto ha ripercussioni sulla responsabilità politica delle decisioni prese (essendo riconducibili sia a partiti di destra che di sinistra), e sulle personalità che hanno fatto parte dei diversi governi. Dieci degli attuali 18 ministri hanno fatto parte di almeno 3 degli ultimi 5 governi, ricoprendo un minimo di 3 diversi incarichi. L’espressione massima di questo fenomeno sono Angelino Alfano (Ncd) e Claudio De Vincenti (Pd), entrambi presenti in 4 degli ultimi 5 governi con 5 diversi incarichi. Il primo è stato ministro della giustizia nel Berlusconi IV, vice presidente del consiglio con Letta, ministero dell’interno con Letta e Renzi e ora ha prestato giuramento come ministro degli affari esteri nel governo Gentiloni. Per il secondo la carriera governativa è iniziata con Monti quando fu nominato sottosegretario allo sviluppo economico, incarico che ha mantenuto negli esecutivi Letta e Renzi, prima di passare alla presidenze del consiglio con quest’ultimo e alla guida del ministero per la coesione territoriale con Gentiloni.
Politico | Partito | Numero di incarichi | Incarichi |
---|---|---|---|
Angelino Alfano | Ncd | 5 | Ministro Giustizia (Berlusconi IV); Vice Premier (Letta); Minstro Interno (Letta e Renzi); Ministro Esteri (Gentiloni) |
Claudio De Vincenti | Pd | 5 | Sottosegretario Sviluppo Economico (Monti, Letta, Renzi); Sottosegretario Presidenza del consiglio (Renzi); Ministro coesione territoriale (Gentiloni) |
Graziano Delrio | Pd | 4 | Ministro Affari regionali (Letta); Sottosegretario Presidenza del consiglio (Renzi), Ministro Infrastrutture (Renzi, Gentiloni) |
Carlo Calenda | Pd | 4 | Vice ministro Sviluppo economico (Letta, Renzi); Ministro Sviluppo economico (Renzi, Gentiloni) |
Andrea Orlando | Pd | 3 | Ministro Ambiente (Letta); Ministro Giustizia (Renzi, Gentiloni) |
Beatrice Lorenzin | Ncd | 3 | Ministro Salute (Letta, Renzi, Gentiloni) |
Domenico Minniti | Pd | 3 | Sottosegretario Presidenza del consiglio (Letta, Renzi); Ministro Interno (Gentiloni) |
Gianluca Galletti | Udc | 3 | Sottosegretario Istruzione (Letta); Ministro Ambiente (Renzi, Gentiloni) |
Maurizio Martina | Pd | 3 | Sottosegretario Agricoltura (Letta); Ministro Agricoltura (Renzi, Gentiloni) |
Roberta Pinotti | Pd | 3 | Sottosegretario Difesa (Letta); Ministro Difesa (Renzi, Gentiloni) |
Al momento l’analisi sul governo è limitata ai ministri, non essendo ancora stata nominata l’intera squadra, composta anche da sottosegretari e vice ministri. A oggi infatti è stata individuata solo Boschi come sottosegretario di stato alla presidenza del consiglio dei ministri. Un incarico molto importante, che negli ultimi quattro esecutivi è stato ricoperto da personalità che hanno finito per avere un certo peso nel governo: Gianni Letta con Berlusconi, Antonio Catricalà con Mario Monti, Filippo Patroni Griffi con Enrico Letta e prima Graziano Delrio e poi Claudio De Vincenti nel governo Renzi. Chi svolge questo incarico è l’unico sottosegretario che è ammesso a partecipare alle riunioni del consiglio dei ministri.
La fiducia all’insediamento
È ancora presto per valutare la compattezza politica del nuovo governo. L’unica analisi possibile è sul voto di fiducia al giorno dell’insediamento. Anche se la maggioranza a sostegno degli ultimi tre esecutivi è pressoché la stessa, alcuni elementi di novità ci sono. Innanzi tutto il forte inasprimento dei toni politici, con i gruppi di opposizione sempre di più contrari a qualsiasi forma di dialogo con la maggioranza. Questo elemento è evidente dai numeri dei voti di fiducia. Alla camera il governo Gentiloni ha ottenuto più o meno lo stesso numero di voti favorevoli del governo Renzi (solo 10 in meno), ma con una percentuale molto più alta di voti favorevoli sul totale dei voti espressi (77,80% contro 63,11%). Questo perché molti gruppi di opposizione (tra cui Lega e 5stelle) si sono rifiutati di partecipare al voto, e il numero di pareri espressi è quindi passato da 599 a 473. Solo il 75% dell’aula ha votato la fiducia al governo Gentiloni.
La particolare situazione politica, e il nuovo atteggiamento dell’opposizione, è anche evidente dai numeri del senato. Il nuovo inquilino di Palazzo Chigi ha ottenuto a Palazzo Madama esattamente lo stesso numero di voti favorevoli del suo predecessore (169), e molti meno contrari (99 Gentiloni, 139 Renzi). Anche in questo caso è evidente la scelta da parte di alcuni gruppi di non partecipare alla votazione. In percentuale sui voti espressi, il nuovo governo ha ottenuto un risultato superiore a quello di Renzi e Berlusconi, ma inferiore a quello di Letta e soprattutto Monti.
Nonostante gli infiniti cambi di gruppo dell’attuale legislatura, più di 9 al mese, molto poco è cambiato nel sostegno e nella composizione dei tre governi che si sono succeduti. Una continuità forse evidente se si considera la costante predominanza dei numeri del Partito democratico (soprattutto alla camera), e le sue varie alleanze con movimenti centristi che hanno contribuito a questa movimentata stabilità: da Scelta civica, al Nuovo centrodestra, fino alla terminata (almeno per ora) parentesi di collaborazione con Al-a, a tratti fondamentale al senato.