Ancora due voti di fiducia per il governo Gentiloni

L’esecutivo lega il suo destino al decreto fiscale alla camera e alla legge di bilancio al senato. E arriva così a quota 30 da quando si è insediato. Da inizio legislatura sono state 106 le questioni di fiducia, utilizzate per approvare il 30% delle leggi.

Sempre più vicina la fine della XVII legislatura, e con i tempi che stringono, il governo Gentiloni vuole assicurarsi l’approvazione di alcuni testi chiave. I due rami del parlamento sono stati impegnati nel corso della settimana con due provvedimenti chiave: da un lato il decreto fiscale, che doveva ricevere il via libera finale di Montecitorio, e dell’altro la legge di bilancio 2018 che dopo un mese di discussione in commissione al senato, è giunta in aula.

Per velocizzare i tempi ieri il governo ha posto e ottenuto la fiducia su entrambe le proposte. Per il decreto fiscale si tratta di un déjà vu, visto che anche al senato il provvedimento ha richiesto un voto di fiducia. Ma anche per la legge di bilancio non si tratta di una novità: da inizio legislatura per tutte le finanziarie è stato necessario un voto di fiducia per completarne l’iter.

Salgono così a 30 i voti di fiducia del governo Gentiloni da quando si è insediato, 12 alla camera e 18 al senato. Con i 66 casi della squadra guidata da Matteo Renzi, e i 10 del precedente esecutivo Letta, sono ora 106 le questioni di fiducia poste su disegni di legge da inizio legislatura. Un dato che ha già superato quello della scorsa legislatura, quando i governi Berlusconi e Monti si erano “fermati” a 97 fiducie.

Per scoprire quanto tutto ciò abbia inciso sulla discussione del parlamento, mettiamo in relazione questi dati con il numero delle leggi. Il 31,09% dei 341 testi approvati e pubblicati in gazzetta ufficiale nella XVII legislatura hanno necessitato di un voto di fiducia, dato che sale persino al 51,72% con il governo Gentiloni. L’attuale esecutivo ha quindi utilizzato la fiducia per approvare 1 legge su 2.

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