Fiducia utilizzata per il 51% delle leggi

Con la tripletta sul Rosatellum, salgono a 22 le questioni di fiducia poste su disegni di legge dal governo Gentiloni. Strumento sempre più al centro delle scelte politiche nella XVII legislatura. Nessun altro esecutivo dal 2008 ha avuto un rapporto leggi approvate-voti di fiducia così alto. 

Come fu per l’italicum con il governo Renzi, anche per la nuova proposta di legge elettorale l’esecutivo, questa volta guidato da Paolo Gentiloni, ha posto ben 3 questioni di fiducia per l’approvazione del testo. Voti che fanno schizzare il numero di volte in cui il governo ha deciso di legare il suo destino a quello di una proposta di legge in discussione.

Da quanto si è insediato il 12 dicembre scorso, la squadra di Gentiloni ha utilizzato questo strumento 22 volte, portando il totale della XVII legislatura a 98. Anche se per numeri assoluti l’attuale governo deve ancora raggiungere quanto fatto dal precedente esecutivo Renzi (con 66 voti di fiducia), Paolo Gentiloni e i suoi ministri stanno viaggiando a una media mensile più alta. I voti di fiducia al mese sono infatti 2,44 contro i 2 del governo Renzi. Nelle ultime 2 legislatura, solo la squadra di Mario Monti ha mantenuto una media mensile superiore (3).


Altro parametro interessante è quello che mette in relazione quanto detto fin ora, con il numero di leggi approvate. Qui la squadra di Paolo Gentiloni non ha eguali fra i governi presi in considerazione: 43 leggi pubblicate in gazzetta ufficiale e 22 voti di fiducia, per un rapporto al 51,16%. Questo vuol dire che in media 1 legge su 2 è stata approvata con un voto di fiducia . Questo dato ovviamente include testi, come appunto il rosattellum, per cui i voti sono stati addirittura 3.

Superato quindi il precedente record del governo Monti, quando il rapporto si era stabilizzato al 45,13%. Più dietro gli altri esecutivi: Letta (27,78%), Renzi (26,72%) e infine Berlusconi (16,42%).

Ovviamente da qui alla fine della legislatura, il dato del governo Gentiloni cambierà (sia in meglio che in peggio), considerando che sia il numero di leggi approvate che possibilmente il numero di questioni di fiducia sono destinati a subire delle variazioni.

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