Commissioni d’inchiesta, poca trasparenza e informazioni non uniformi

Il mondo delle commissioni rimane una zona d’ombra del nostro parlamento. Una carenza di informazioni che riguarda anche le commissioni d’inchiesta, organi a cui spesso vengono affidati compiti di studio e monitoraggio di elevata importanza e di forte interesse pubblico.

Oggi, martedì 12 settembre, si svolge presso la camera dei deputati la presentazione della relazione “L’inchiesta tra dati e risultati” della commissione d’inchiesta bicamerale sul ciclo dei rifiuti, presieduta dal deputato Alessandro Bratti (Pd)Interverranno, tra gli altri: Pietro Grasso, presidente del senato, Marina Sereni, vice presidente camera dei deputati, Maria Elena Boschi, sottosegretario alla presidenza del consiglio, Luciano Violante, presidente emerito della camera dei deputati, Gaetano Pecorella, già presidente della commissione d’inchiesta, Raffaele Cantone, presidente ANAC, Enrico Giovannini, ordinario di statistica economica Università Tor Vergata. All’evento sarà anche presente openpolis, con il presidente dell’associazione Vittorio Alvino.

Lo scopo dell’evento è quello di instaurare un processo di accountability, per raccontare sotto il profilo quantitativo e qualitativo qual è stato il lavoro della commissione in questi anni. Un’ottima iniziativa che cerca in qualche modo di fare luce sul mondo delle commissioni d’inchiesta. Nel bersaglio dei media e dei partiti nei mesi che portano alla loro nascita, tendono poi a sparire dalle pagine dei giornali, rendendo molto difficile tenere traccia delle attività svolte e dei risultati raggiunti. 

Per assurdo alcune delle 15 commissioni formate nella XVII legislatura non si sono neanche mai costituite. È il caso per esempio della commissione d’inchiesta al senato sulla ricostruzione dell’Aquila, deliberata dal senato il 10 novembre del 2016 ma mai realmente costituita, e di quella bicamerale sul sistema bancario e finanziario (legge istitutiva approvata a fine giugno 2017). E forse non è un caso che le due commissioni più politicizzate siano proprio quelle che non hanno mai visto la luce.

Ma anche quando si formano, sorgono egualmente dei problemi che riguardano la tracciabilità delle loro attività. Le questioni principali in questo senso sono due: la mancanza di dati e la poca uniformità delle informazioni fornite. Come per tutte le commissioni o organi che non siano l’aula, non vengono pubblicate le presenze/assenze dei parlamentari nonché il dettaglio esatto delle votazioni. In aggiunta quando vengono forniti dettagli sul lavoro fatto (documenti, relazioni, audizioni e missioni) i due rami (e le singole commissioni) tendono a pubblicare informazioni diverse, in formati differenti e in maniera discontinua. Questo ovviamente non aiuta il monitoraggio di quanto succede e soprattutto contribuisce alla scarsa comprensione dei processi parlamentari.

Un modo semplice per risolvere alcuni di questi problemi è riformare i regolamenti di camera e senato. I lavori della giunta per il regolamento erano ripresi a luglio, e proprio in quell’occasione avevamo sottolineato la centralità di portare a termine la campagna #ParlamentoCasadiVetro per introdurre nelle commissioni e tutti gli altri organi parlamentari il voto elettronico e il resoconto integrale delle sedute. Nonostante i buoni propositi dei presidenti Boldrini e Grasso, ad oggi la riforma dei regolamenti di camera e senato è ancora ferma al palo. 

Un’altra soluzione semplice e facilmente attuabile richiede una standardizzazione dei dati pubblicati dalle commissioni d’inchiesta. Attualmente infatti l’esposizione delle informazioni può subire delle variazioni a seconda se la commissione è istituita presso la camera, il senato o se bicameraleUniformare la tipologia, ricorrenza, qualità e formato delle informazioni messe a disposizione sui siti istituzionali aiuterebbe a non perdere traccia di quanto fatto, e soprattutto ne renderebbe più facile il racconto. Tutto questo rispettando (quando necessario) il giusto obbligo di segreto che a volte accompagna il lavoro delle commissioni.

A queste lacune istituzionali, in attesa che vengano colmate, si può sopperire con azioni di accountability e di rendicontazione. La pubblicazione di “bilanci sociali”, come quello presentato dalla commissione d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti, contribuiscono non solo a migliorare il rapporto fra eletti ed elettori, aiutando il processo di trasparenza, ma anche a valorizzare il tanto lavoro che viene svolto da questi organi.

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