Pd e Forza Italia si spartiscono Alternativa popolare

Bernardo, Cassano e Costa lasciano Alternativa popolare. Forza Italia e Partito democratico si dividono gli Alfaniani. Salgono a 521 i cambi di gruppo da inizio legislatura, 335 i parlamentari coinvolti, il 35% degli eletti.

Nelle ultime settimane l’esecutivo guidato da Paolo Gentiloni ha perso 2 membri: prima il ministro per gli affari regionali Enrico Costa, poi il sottosegretario al lavoro Massimo Cassano. Entrambi erano stati eletti con Forza Italia e dopo aver seguito Angelino Alfano nell’avventura di Alternativa popolare (Ap), hanno deciso di tornare da Silvio Berlusconi. Alla camera Costa è passato al gruppo Misto, mentre al senato Cassano è confluito in Forza Italia. Con finale diverso invece il giro di valzer di Maurizio Bernardo: anch’egli eletto con il Popolo delle libertà, dopo la parentesi in Ap è ora entrato nelle file del Partito democratico alla camera.

Continuano i movimenti in uscita da Alternativa popolare per quello che sembra essere un vera e propria fase di riposizionamento politico in vista delle elezioni del 2018. Movimenti di un certo peso, considerando che in poche settimane il partito di Alfano ha perso 2 membri del governo (Costa e Cassano) e 1 presidente di commissione (Bernardo). I due gruppi parlamentari sono ora composti da 24 deputati (solo 4 in più del numero minimo) e 25 senatori.

Sono così 521 i cambi di gruppo da inizio legislatura , portati a termine da 335 parlamentari, il 35,26% degli eletti. Alla camera i giri di valzer sono stati 292, con 202 deputati transfughi (il 32,06% dell’aula), mentre al senato i cambi di gruppo sono stati 228, coinvolgendo 133 senatori (il 41,45%).

Dal 15 marzo 2013, data di inizio della XVII legislatura, camera e senato hanno viaggiato a una media di 10 cambi di gruppo al mese. Un dato che è più di 2 volte superiore a quello della scorsa legislatura, quando i cambi erano poco più di 4 ogni 30 giorni. Come già denunciato in passato, tutto questo girovagare parlamentare ha delle chiare conseguenze negative sia per la comprensione dei processi politici, sia per il rapporto fra elettori ed eletti.

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