Il costo dell’indebitamento per le città italiane

Per verificare la sostenibilità del debito di una amministrazione locale può essere utile controllare, oltre alla sua dimensione, anche il costo dell’indebitamento. Attraverso openbilanci, vediamo quanto vale questo indicatore nelle città italiane superiori ai 200mila abitanti.

A livello europeo, una serie di parametri stabiliti dai trattati vincolano gli stati al rispetto di alcune soglie considerate critiche rispetto all’indebitamento. Ad esempio, quelli stabiliti a Maastricht prevedono che il rapporto tra debito pubblico e prodotto interno lordo dovrebbe essere contenuto entro il 60%.

Ma tenere sotto controllo la dinamica del debito pubblico non è un problema solo nazionale. Anche i comuni possono contrarre debiti per finanziare i propri investimenti, il che è un bene per la comunità locale nel momento in cui permette lo sviluppo di opere pubbliche e infrastrutture utili. D’altra parte il costo dell’indebitamento è una variabile da tenere sotto controllo.

Per questo, sia da parte degli amministratori pubblici, che dei cittadini e dei giornalisti, è importante poter disporre di dati sull’argomento; dati che però non sono sempre facilmente disponibili.

Per semplificare questo compito, sulla piattaforma openbilanci esistono diversi modi per verificare lo stato di salute finanziario di una amministrazione locale, sul piano dell’indebitamento.

Accanto all’indicatore di debito complessivo, già visto in un precedente post, per tenere conto dell’entità dell’indebitamento di un ente locale possiamo vedere quanto è onerosa la sua spesa per interessi. Ciò attraverso un indicatore specifico su openbilanci che valuta il costo dell’indebitamento e che misura in percentuale quanto costa al comune pagare gli interessi sul proprio debito. Più nel dettaglio, la spesa per oneri finanziari viene messa in rapporto percentuale con il debito residuo ad inizio anno. Ovviamente maggiore è il valore e più alto è il costo per l’ente. Vediamolo nei maggiori comuni italiani.

 

In tutte le città superiori ai 200mila abitanti questa quota, almeno nel 2014, si è attestata sotto o poco sopra il 5%. La città dove questa incidenza è più alta è Bari, con il 5,06%.  Al secondo e terzo posto, a poca distanza, Napoli (4,96%) e Venezia (4,88%). Tra i centri dove il rapporto percentuale è inferiore al 3% si segnalano Trieste, Genova, Roma e Milano.

Scarica le classifiche regione per regione:

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Valle d’Aosta

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Per approfondire: