Le entrate da trasferimenti di capitale dai privati

Anche i comuni possono ricevere donazioni, eredità e altri trasferimenti di capitali da privati cittadini e imprese. Questi soldi vanno a confluire in un’apposita voce del bilancio comunale; vediamo quanto vale per le maggiori città italiane.

Una voce delle entrate nei bilanci dei comuni è costituita dai trasferimenti di capitali da privati. Di che cosa si tratta? In pratica sono i soldi che le imprese e i cittadini versano al comune (una tantum) a vario titolo, ad esempio donazioni o lasciti ereditari.

Ovviamente non sono risorse ordinarie su cui il comune può fare affidamento ogni anno, come invece per le imposte, le tasse oppure i trasferimenti correnti dallo stato o dalla regione. Si tratta di incassi straordinari, che possono contribuire agli investimenti dell’amministrazione comunale o più semplicemente ampliare il suo patrimonio mobiliare o immobiliare.

Risorse che comunque, in momenti di ristrettezze della finanza locale, possono aiutare i comuni a portare a termine i propri progetti per la comunità. In questo senso, alcune proposte di legge depositate in parlamento (come quelle a firma Pegorer, Stefani e Caparini), vorrebbero estendere questa possibilità, ad esempio prevedendo che – in mancanza di eredi – i beni vadano al comune anziché allo stato.

Ma quanto valgono ad oggi per i comuni italiani questo tipo di entrate? Possiamo verificarlo su openbilanci attraverso la voce “entrate da altri trasferimenti di capitale”.

Ad esempio tra le città italiane superiori ai 200mila abitanti, nel 2014 è stata Verona quella che – rispetto alla sua popolazione – ha incassato di più da questa voce, con 73,4 euro pro capite. Sul podio anche altre due città del nord: Padova (57,34 euro per abitante) e Milano (50,69 euro). Quarto posto per Firenze con 37,80 euro per ogni residente. Le città che in quell’anno hanno incassato meno di un euro per abitante da questa voce sono state Napoli, Bologna, Palermo e Catania.

Scarica le classifiche regione per regione:

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