Le amministratrici nei capoluoghi di provincia

Tra i 67 capoluoghi di provincia andati al voto dopo l’entrata in vigore della legge Delrio, solo 41 hanno raggiunto una presenza bilanciata di uomini e donne in giunta. In 15 casi invece la norma si può dire rispettata solo grazie a un’interpretazione “estensiva” del suo dettato.

Per i comuni con una popolazione superiore ai 3mila abitanti la legge 56 del 2014, la cosiddetta legge Delrio, al comma 137 dell’art. 1 prescrive:

«nessuno dei due sessi può essere rappresentato in misura inferiore al 40 per cento, con arrotondamento aritmetico».

Per misurare gli effetti della norma sono stati presi in considerazione i 67 capoluoghi di provincia andati al voto dopo la sua entrata in vigore. E sulla genericità di “arrotondamento aritmetico”  si è inserito un primo gruppo di organi locali, che non raggiunge il 40% di donne o uomini in giunta, ma assimila a questo valore qualsiasi percentuale superiore al 30. Una modalità di conteggio che è una interpretazione “estensiva” della norma, la quale viene dunque applicata non alla lettera ma in maniera un po’ forzata. 

Fra i comuni osservati, infatti, 15 hanno una quota di assessore che va dal 30 al 40% e dunque si può dire che rispettino la norma solo “alla larga”. In altri 11 casi la legge non è rispettata, poiché la quota di donne (e in un solo caso di uomini) è troppo bassa persino per avvicinarsi solo vagamente all’equilibrio stabilito dalla legge. In 41 di questi comuni si può dire che il peso di uomini e donne è bilanciato, poiché le donne in giunta sono tra il 40 e il 60% dei componenti.

Da notare che a Verbania a essere sovrarappresentate sono le donne, che pesano per un 71,43% sul totale dei componenti della giunta.

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