Chi si occupa delle leggi incomplete

Una volta approvate dal parlamento molte norme mancano di dettagli concreti per poter essere applicate. L’azione passa così ai numerosi uffici competenti e l’adozione dei decreti attuativi ricade sui vari ministeri. Le dinamiche politiche lasciano il posto a quelle burocratiche e tecniche

Il compito di emanare gli atti necessari per completare le leggi spetta a ministeri e agenzie competenti. Di solito i provvedimenti economici prevedono il maggior numero di decreti attuativi, dunque i rispettivi ministeri sono quelli più coinvolti. Negli ultimi tre esecutivi il ministero dell’economia e delle finanze ha dovuto occuparsi di una buona parte dei provvedimenti necessari: 538 (il 26% del totale). Decisamente più basso il dato per il secondo dicastero più interessato, il ministero dello sviluppo economico, che ha dovuto emanare 181 decreti attuativi. Terzo posto per il ministero del lavoro e delle politiche sociali, che ha prodotto 161 provvedimenti.

L’adozione dei decreti attuativi compete a diversi soggetti, perciò possono essere usati vari tipi di atti, ciascuno con i relativi iter. Quello più frequente è il decreto ministeriale, usato circa nel 70% dei casi. Seguono i decreti della presidenza del consiglio dei ministri con il 15,52% e i provvedimenti direttoriali, adottati il 6,43% delle volte. Sono ricorrenti anche i decreti del presidente della repubblica (3,84%), le deliberazioni Cipe (1,03%), e i decreti interministeriali (0,75%). In totale sono stati riscontrati 25 tipi diversi di atti.

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