I cambi di gruppo sono aumentati del 50% rispetto alla scorsa legislatura

Ce ne sono stati 261 tra 2008 e 2013, mentre dalle ultime elezioni se ne contano già 396. Centro e centro destra protagonisti principali del valzer parlamentare. Tra rotture e scissioni, molto poco rimane delle liste elettorali per cui gli italiani hanno votato.

Negli ultimi anni i cambi di gruppo sono diventati un argomento importante nel dibattito politico, anche grazie al consistente contributo della legislatura in corso. A partire dalle ultime elezioni politiche sono 268 i parlamentari che hanno cambiato gruppo almeno una volta, per un totale di 396 cambi di casacca.

Due legislature a confronto

Nella XVI legislatura (quella precedente all’attuale) una serie di avvenimenti ha influenzato considerevolmente gli spostamenti dei parlamentari eletti: la rottura fra Berlusconi e Fini, l’ascesa de “i responsabili” (i casi Razzi e Scilipoti) e l’intervento del governo tecnico guidato da Mario Monti. In totale da aprile 2008 a marzo 2013 ci furono 261 cambi di gruppo, con 180 fra deputati e senatori coinvolti. Una media, nei 58 mesi di legislatura, di 4,5 cambi di casacca al mese.

I numeri della XVII legislatura, a cui manca ancora più di un anno per completare il quinquennio, sono notevolmente più alti. I 396 cambi di casacca sono avvenuti solo in 47 mesi, per una media di 8,4 cambi al mese. Il 23,97% dei deputati e il 36,56% dei senatori ha compiuto almeno un passaggio da un gruppo all’altro. In totale il 28,21% dei parlamentari ha fatto almeno un cambio, percentuale molto più alta rispetto alla scorsa legislatura, quando era del 18,86%. Il totale dei cambi e la media mensile mostrano una crescita del 50% fra le XVI e il XVII.

Perché tanti cambi di gruppo

Dietro a questi numeri ci sono persone, gruppi parlamentari e forti cambiamenti macro-politici. Nell’attuale legislatura sono “esplose” due delle principali liste elettorali delle ultime elezioni politiche: il Popolo delle libertà e Scelta civica. Non sorprende quindi che il 66,82% dei cambi alla camera e l’80,57% di quelli al senato abbiano coinvolto gruppi di centro, destra e centro-destra. Con numeri più contenuti sono stati coinvolti anche i gruppi di sinistra e centro-sinistra (17,05% alla camera e 4% al senato), e il Movimento 5 stelle (16,13% dei cambi alla camera e 15,43% al senato).

Inoltre anche i i parlamentari “pluri-ballerini”, cioè coloro che hanno compiuto più di un cambio, sono per lo più riconducibili al centro dello spettro politico. Qui sessantaquattro parlamentari hanno totalizzato 113 cambi, con un rapporto di 1,77 cambi a testa. Dato di gran lunga superiore rispetto agli altri schieramenti: per il Movimento 5 stelle si arriva a 1,51, per il centrosinistra/sinistra a 1,47 e per centrodestra/destra 1,34.


Cosa rimane delle liste elettorali

Con questo continuo giro di valzer lo scenario politico risulta tutto cambiato rispetto alle elezioni del 2013. Attualmente alla camera ci sono 11 gruppi parlamentari, di cui solo 4 sono riconducibili a una lista elettorale delle politiche 2013: Partito democratico, Movimento 5 stelle, Lega Nord e Fratelli d’Italia. A questi si potrebbe aggiungere Sinistra ecologia e libertà, anche se attualmente ha cambiato nome (Sinistra italiana-Sinistra ecologia e libertà) e ha lasciato l’alleanza elettorale con il Pd per passare all’opposizione. Al senato la situazione è analoga, con 10 gruppi di cui 3 direttamente collegati alle liste elettorali: Partito democratico, Movimento 5 stelle e Lega Nord.

I gruppi restanti o hanno cambiato nome e schieramento – vedi Sel – oppure sono il risultato delle tante scissioni delle liste elettorali. Il Popolo delle libertà ora è diviso in Forza Italia, Nuovo centrodestra, Ala, Conservatori e riformisti e Gal, mentre la rottura di Scelta civica (che al momento è alleata con Ala in parlamento) ha portato alla nascita di Civici e innovatori e Democrazia solidale. A questi bisogna aggiungere i gruppi “contenitore” che raccolgono varie anime come il gruppo Misto e Per le autonomie-Psie-Maie.

Per approfondire: