In cosa consiste il potere di nomina del presidente della repubblica

Nel nostro paese il capo dello stato ha competenze a volte solo solo formali, altre volte sostanziali, cioè quando prende decisioni in totale autonomia, come per la scelta di senatori a vita e giudici costituzionali. Infine ha poteri complessi, per esempio l’incarico al presidente del consiglio.

Tra i poteri formali del presidente della repubblica si trova la nomina di alcuni funzionari dello stato. Infatti si tratta di un atto governativo in cui il ruolo del presidente si limita alla firma dell’atto.

Il potere di nomina del governo rientra invece tra i poteri del presidente della repubblica definiti complessi. Secondo la costituzione il capo dello stato «nomina il presidente del consiglio dei ministri e, su proposta di questo, i ministri». La discrezionalità del presidente della repubblica su questo tema però dipende molto dal contesto politico parlamentare. Spesso si tratta di una scelta obbligata, altre volte di una scelta discrezionale ma sempre condizionata dalla necessità di ottenere il voto favorevole del parlamento.

Infine ci sono i cosiddetti poteri sostanziali, cioè gli atti di competenza esclusiva del presidente, di cui fanno parte le nomine dei senatori a vita e dei giudici costituzionali. Sull’incarico ai giudici costituzionali non ci sono particolari problemi interpretativi: in genere si ritiene che il presidente della repubblica li scelga in funzione di riequilibrio rispetto alle scelte del parlamento. Ad oggi il presidente Mattarella, egli stesso membro della corte prima dell’elezione al Quirinale, non ha ancora nominato alcun giudice. Imprevisti a parte, la prima nomina di Mattarella dovrebbe avvenire all’inizio del 2018, quando scadrà il mandato del presidente della corte Paolo Grossi.

L’art. 59 della costituzione, che regola la nomina dei senatori a vita da parte del presidente, è invece stato interpretato in maniera diversa dai vari inquilini del Quirinale, soprattutto in passato. In effetti il testo dell’articolo non è del tutto chiaro quando afferma che il presidente «può nominare senatori a vita cinque cittadini che hanno illustrato la patria nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario». Sia il presidente Pertini che il presidente Cossiga diedero un’interpretazione estensiva di questa norma nominando cinque senatori a vita ciascuno, indipendentemente dal loro numero complessivo. L’interpretazione più comune prevede invece che i senatori a vita di nomina presidenziale siano cinque in totale e che i presidenti della repubblica si limitino a sostituirli quando uno di questi viene a mancare.

Il grafico evidenzia la sproporzione numerica tra le nomine di senatori dei vari presidenti. Da notare che la presidenza di De  Nicola, dopo l’entrata in vigore della costituzione, è durata pochi mesi. Einaudi invece ne nominò ben otto ma progressivamente, rispettando quindi il principio per cui nel complesso non dovessero essere più di cinque. A parte De Nicola, solo Scalfaro e, per ora, Mattarella non hanno nominato senatori a vita . Scalfaro ne trovò già otto in carica all’inizio del suo mandato, e forse non ne nominò altri per un ritorno all’interpretazione restrittiva della norma costituzionale.

Anche Ciampi e Napolitano hanno nominato cinque senatori ciascuno, senza comunque superare il massimo di cinque in carica contemporaneamente. Attualmente i senatori a vita di nomina presidenziale sono quattro. Il fatto che finora il presidente Mattarella si sia astenuto da questo tipo di nomina è forse legato al progetto di riforma costituzionale. Se la riforma Renzi-Boschi fosse andata in porto, infatti, la disciplina sui senatori a vita sarebbe cambiata, e si può quindi supporre che il presidente abbia voluto attendere l’esito delle riforme prima di fare una scelta.

Dunque il capo dello stato può nominare senatori a vita cinque cittadini che abbiano dimostrato importanti meriti «nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario». Per come è formulato l’articolo sembra evidente che la nomina a senatore a vita sia stata concepita per personalità di alto profilo esterne alle quotidiane dispute della politica. Negli anni però i cosiddetti meriti sociali sono diventati quasi un sinonimo di meriti politici. Infatti dei 22 senatori a vita tra i cui meriti rientrano quelli in campo sociale ben 18 (81,1%) hanno precedentemente avuto incarichi politici.

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