La necessità di regole e trasparenza per gli intergruppi parlamentari

Già dal 1999 per creare un intergruppo al parlamento europeo bisogna rispettare alcuni requisiti, tra cui dichiararne i finanziatori. In Italia la materia non è regolata ed è difficile avere un quadro d’insieme. Ma è evidente che alcune di queste formazioni svolgono una chiara attività di lobbying.

Sempre più spesso nelle dinamiche politiche di camera e senato si nota l’opera degli intergruppi parlamentari. Queste entità mettono insieme politici provenienti da entrambi i rami del parlamento e da vari gruppi, anche di opposto colore politico, uniti da un interesse comune che può essere il più disparato. Al momento non esiste un registro degli intergruppi parlamentari, a differenza di quanto succede al parlamento europeo. La materia non è regolamentata ed è quindi difficile capire quale sia la portata (e il significato) del fenomeno.

Da fonti indirette è stato possibile contare 26 intergruppi attivi nell’attuale parlamento, un primo censimento sicuramente non esaustivo a causa dell’opacità della materia. La finalità di queste formazioni varia. Alcune hanno una mission condivisibile e di interesse comune (per esempio l’innovazione tecnologica, le questioni di genere, la lotta al gioco d’azzardo). Altre invece sconfinano in modo evidente nell’attività di lobbying. Come nel caso dell’intergruppo per la sigaretta elettronica, che mira a normare la materia, o di quello per la cannabis legale, fra le principali forze promotrici del testo discusso in estate in parlamento.

Anche sul tema degli intergruppi il parlamento europeo fornisce molti spunti interessanti. Le organizzazioni che si accreditano nel registro per la trasparenza devono dichiarare se appartengono o partecipano all’attività degli intergruppi dell’europarlamento, e se sì, quali sono. In aggiunta nel dicembre del 1999 il parlamento europeo ha stilato le regole per creare gli intergruppi, stabilendone i requisiti necessari. Fra questi l’obbligo di dichiarare eventuali finanziamenti.

Dopo le elezioni europee di maggio 2014 si sono formati 28 intergruppi. Sette di questi hanno più di 100 membri. Il più grande è l’intergruppo Cultura e turismo con 142 componenti, tra cui 27 parlamentari italiani. Il raggruppamento con il numero più alto di nostri connazionali (35) è quello Trasparenza, anti-corruzione e criminalità organizzata.

Nella preparazione del MiniDossier “Vedo e non vedo” abbiamo avuto modo di parlare con numerosi deputati e senatori che hanno confermato la nostra teoria: gli intergruppi nel parlamento italiano servono sempre più a influenzare l’attività legislativa, ma non esiste al momento una procedura ufficiale per la loro formazione.

L’esempio del parlamento europeo ci permette di chiedere alla presidenza della camera e del senato avviare iniziative per normare la materia e far emergere dinamiche al momento attive lontano dai riflettori. Si avverte sempre più infatti la necessità di creare un registro ufficiale degli intergruppi attivi al parlamento italiano, stilare delle regole per la loro formazione e imporre degli obblighi di trasparenza sul loro finanziamento.

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