I fondi per la cooperazione nella legge di bilancio

Sulla carta le risorse per il 2017 aumentano, come da impegni. Ma a ben guardare la parte per l’aiuto allo sviluppo si assottiglia sempre di più, mentre continua a lievitare la quota destinata alla gestione dei migranti in Italia. Ed emerge il tema della poca chiarezza delle voci finanziate.

La legge di bilancio 2017 – approvata a inizio dicembre, ultimo atto del governo Renzi – è ormai nero su bianco e contiene cifre su cui è interessante fare delle riflessioni.

Parliamo dei fondi per l’aiuto pubblico allo sviluppo (aps), di cui openpolis ha inaugurato poche settimane fa un filone di analisi con il Minidossier Cooperazione Italia, realizzato insieme a Oxfam. L’intenzione è di dedicare a questa parte della spesa pubblica un monitoraggio costante nel tempo.

I fondi pubblici per il 2017 destinati alla cooperazione internazionale risultano in aumento, in teoria come da impegni. In pratica, come da trend consolidato e anzi peggio, lievita a dismisura la parte di risorse per la gestione dei migranti . Il rischio è che questo ulteriore aumento avvenga a scapito della cooperazione “pura”, assottigliando sempre più la quota per progetti da svolgere in paesi poveri.

Su diversi capitoli che compongono il budget totale non è possibile fare delle valutazioni puntuali, perché non si capisce cosa andranno a finanziare quei soldi. In effetti un altro tema che emerge da una prima analisi dei fondi per l’aps contenuti nella legge di bilancio è proprio la chiarezza delle voci tra cui sono ripartite le risorse: spesso non è evidente di cosa si tratta, in realtà potrebbe essere qualsiasi cosa. Un esempio lampante sono i 200milioni di euro per un generico fondo per l’Africa, come vediamo in seguito.

Partiamo dalle cifre generali. In totale, tra i vari ministeri che ricevono fondi per la cooperazione, per il 2017 le risorse per l’aps arrivano a 4miliardi e 819milioni di euro  (per l’esattezza 4.819.953.874,00 euro). In totale si tratta di quasi 866milioni in più rispetto al 2015.

L’articolo 1 comma 629 della legge estende per l’anno in corso il finanziamento per le azioni di cooperazione del ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, a cui destina 40milioni di euro.

Ma la gran parte dei segni più si trova nelle voci relative ai migranti: dall’accoglienza alla gestione – per esempio ci sono fondi per le asl – fino ai capitoli di cui non è chiaro cosa finanzino. In totale per migranti e rifugiati sono sul piatto quasi 2miliardi di euro , e se questa è la via si arriva dritti a un 40% delle risorse totali spese non in cooperazione in senso stretto ma in gestione dell’immigrazione.

Fondi che invece di raggiungere paesi poveri, restano in Italia. Un aspetto che abbiamo ampiamente osservato nel MiniDossier Cooperazione Italia, seguendo un trend in atto da anni e non solo in Italia, ma di cui il nostro paese è capofila tra i maggiori esponenti. La corsa in questa direzione non è stata arginata per il 2017 e anzi sembra lievitare ancor più a dismisura.

In dettaglio, sono riconducibili a migranti e rifugiati tutti i capitoli finanziati attraverso il ministero dell’interno, in tutto poco più di un miliardo e 720milioni, e del ministero della salute, con 14milioni di euro. La descrizione del capitolo di spesa cui è destinata buona parte di quest’ultima cifra parla di “rimborso per spese di assistenza sanitaria erogata in Italia agli stranieri, a profughi, agli apolidi o in base a convenzioni internazionali”. A queste due cifre si somma un fondo per ora abbastanza misterioso: 200milioni di euro, previsti per il solo 2017, per il “fondo da ripartire per interventi straordinari volti a rilanciare il dialogo con i paesi africani per le rotte migratorie”. Una dicitura vaga, che potrebbe voler dire molte cose. Si potrebbe anche trattare di risorse per il piano rimpatri annunciato a inizio anno. O anche altro, per il momento non ci sono dettagli.

Questo dato pone il problema dell’unicità dell’intervento. Già nel MiniDossier, quando sul tavolo c’era solo la bozza della legge di bilancio, si era sottolineato nelle raccomandazioni finali l’importanza di una programmazione strutturata nel tempo e di evitare un’allocazione episodica di risorse.

In totale si parla dunque di almeno 1miliardo e 950milioni di euro per la gestione di migranti e rifugiati nel 2017 . Per avere un ordine di grandezza basta pensare che nel 2015 ai rifugiati sono andati 960milioni di euro: meno della metà rispetto alla cifra tratteggiata dalla legge di bilancio per quest’anno.

È evidente la necessità di disporre risposte consone per gestire gli arrivi e in generali gli spostamenti umani, ed è comprensibile che alcuni capitoli di spesa ricevano fondi crescenti. Va però ricordato che si tratta di fondi per l’aiuto pubblico allo sviluppo. Di risorse, cioè, che andrebbero spese per progetti di cooperazione e non per la sola gestione di questioni interne.

C’è poi l’eventuale aggravante di far passare per rispettati gli impegni internazionali  e di dichiarare raggiunto l’obiettivo di aumentare i fondi per l’aiuto allo sviluppo. Tanto più che per il momento non è possibile valutare se l’impostazione del budget appare coerente con gli obiettivi ufficiali: nel 2016 non è infatti stato pubblicato il documento di programmazione e di indirizzo, come invece previsto dall’articolo 12 della legge 125/2014.
Così sulla carta in effetti i soldi ci sono e sono in aumento, ma andando a guardare in concreto per cosa vengono usati, anche per il 2017 si conferma che di cooperazione internazionale sembra esserci sempre meno.

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