Bologna è la città che investe di più in piscine comunali

Una parte del bilancio dei comuni italiani è impegnato nella manutenzione degli impianti sportivi. Andando a guardare la spesa per le piscine comunali, emerge che quasi tutti i centri maggiori spendono meno di 3 euro ad abitante per queste strutture.

Una delle funzioni che i comuni assicurano alla propria cittadinanza è quella per i servizi e le attività sportive. Oltre a promuovere eventi e manifestazioni agonistiche, l’amministrazione deve provvedere alla manutenzione degli impianti sportivi, tra cui le eventuali piscine comunali.

Per garantire il funzionamento degli impianti di balneazione vanno affrontate spese di vario tipo. In primo luogo i costi ordinari, tra cui gli stipendi del personale di custodia e dei bagnini, oltre all’acquisto dei beni necessari alla struttura (salvagenti, giochi ecc.). Ma anche interventi di manutenzione straordinaria (come ristrutturazioni o allargamenti) oppure i costi di costruzione di nuove piscine.

Attraverso ad openbilanci.it, abbiamo misurato a quanto ammontava questo costo annuo, nel 2014, nelle città italiane con oltre 200mila abitanti.

Solo tre quelle che superano la soglia dei 10 euro ad abitante spesi nelle piscine comunali. È Bologna la prima in classifica con 16,63 euro pro capite. Le altre città sul podio sono Firenze e Torino, con rispettivamente 14,85 e 11,44 euro per ogni residenti. Tra i comuni che restano, solo Trieste (quarta, con 9,57 euro pro capite) e Catania (quinta, con poco meno di 6 euro), superano la spesa di 3 euro pro capite. Limitata la spesa dei centri maggiori, come Napoli, Milano e Roma. Per la capitale italiana, come per Venezia, questa spesa non risulta iscritta nel bilancio consuntivo del 2014.

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