I compiti del senato secondo la riforma – speciale referendum

Attualmente ha gli stessi poteri della camera, mentre in futuro potrebbe avere, in base agli esiti del referendum, molta meno influenza nel processo legislativo. E potrebbe assumere un ruolo per lo più consultivo su diverse questioni. Vediamo in dettaglio.

Nella costituzione attuale le due camere rappresentano la nazione e hanno gli stessi identici poteri. Votano la fiducia al governo e possono sfiduciarlo, e devono approvare entrambe lo stesso testo affinché diventi legge dello stato. Nel caso in cui la riforma costituzionale venga approvata, il senato vedrà diminuire molte delle sue funzioni attuali, specie quelle relative all’attività legislativa. Perde ogni potere sulla vita dei governi, che non avranno più bisogno della fiducia di questo ramo del parlamento per entrare e restare in carica. Allo stesso tempo, assumerà un ruolo specifico nel raccordo tra i livelli istituzionali e nella valutazione dell’amministrazione pubblica.

Con la riforma sarà necessaria l’approvazione del senato (come oggi) solo per alcuni tipi di legge: quelle sul sistema costituzionale e le garanzie ad esso connesse, quelle che riguardano il senato o lo status di senatore e quelle che disciplinano l’ordinamento degli enti territoriali. Le proposte di legge che ricadono in queste categorie potranno essere presentate indifferentemente nelle due camere.

Su tutte le altre leggi potrà – entro termini variabili – solo proporre delle modifiche, ma la camera potrà non tenerne conto riapprovando lo stesso testo. Inoltre queste proposte potranno essere solo presentate alla camera in prima lettura, nonostante il senato mantenga il potere di iniziativa legislativa per ciascuno dei suoi membri. A questo scopo, per evitare il rischio che le proposte dei senatori non vengano mai prese in considerazione, il senato potrà, con un voto a maggioranza assoluta, chiedere alla camera di esaminare un disegno di legge entro 6 mesi.

Ma, se vincesse il sì, il senato avrà anche funzioni slegate dall’attività legislativa. Con la riforma costituzionale, il senato diventerebbe un organo di raccordo tra i diversi livelli istituzionali, in particolare lo stato, l’Unione europea e gli enti territoriali. Essendo composto in massima parte da consiglieri regionali e sindaci, dovrebbe essere chiamato a rappresentare regioni, città metropolitane e comuni. Con il testo della riforma, verrebbe specificata in costituzione la sua partecipazione alla fase ascendente e discendente nel processo decisionale dell’Unione europea. In altri termini il senato parteciperà alla formazione delle norme europee e alla loro attuazione a livello nazionale.

La riforma conserva alcune funzioni di garanzia già attribuite al senato, in parte modificandole. Oggi elegge, in seduta comune con la camera dei deputati, 5 giudici su 15 della corte costituzionale. In caso di vittoria del sì, ne eleggerà 2 ma da solo, mentre gli altri 3 di nomina parlamentare spetteranno alla camera. Per quanto riguarda l’elezione del capo dello stato, continuerà a essere votato in seduta comune ma il peso del senato diminuirebbe rispetto al sistema attuale. Oggi i senatori rappresentano circa il 31% del collegio che sceglie il capo dello stato (315 su circa 1000 “grandi elettori”), con la riforma scendono al 14% (100 su 730). D’altra parte, il peso degli enti territoriali sul voto per il Quirinale aumenterebbe: oggi i rappresentanti eletti dai consigli regionali sono il 5,8% del collegio, con la riforma supererebbero il 13%. Tra le altre funzioni di garanzia, il senato esprimerà, nei casi previsti dalla legge, pareri sulle nomine del governo.

Ultima competenza che potrebbe diventare specifica del senato, quella di valutare le politiche pubbliche. Questa scelta vuole attribuire a un organo slegato dal vincolo di fiducia con il governo (e quindi teoricamente più neutrale) un giudizio sull’attività dell’esecutivo e della pubblica amministrazione. La riforma costituzionale prevede che il senato monitori le politiche pubbliche e l’attività delle pubbliche amministrazioni, verifichi l’impatto delle politiche dell’Unione europea sui territori e l’attuazione delle leggi dello Stato.

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