La trasparenza degli eletti a Roma

Durante la campagna elettorale nella capitale, 55 candidati tra aspiranti sindaci, consiglieri  e presidenti di municipio hanno sottoscritto la carta del candidato trasparente. 22 sono stati eletti e hanno pubblicato materiali e rendiconti. Ma tanto resta ancora da fare.

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L’iniziativa – lanciata prima delle elezioni amministrative con l’adesione di openpolis – intendeva far sottoscrivere ai candidati impegni concreti, che li avrebbero vincolati, una volta eletti, ad assumere procedure e norme di comportamento pensati per favorire la trasparenza e le buone pratiche. E contrastare al contempo situazioni o modi di fare che al contrario si prestano al conflitto di interessi, al clientelismo, alle pressioni indebite.

Tra le iniziative che gli eletti si sono impegnati a intraprendere ci sono procedure per la  trasparenza degli interessi finanziari e del finanziamento dell’attività politica; scelte pubbliche e meritocratiche per le nomine interne ed esterne alle amministrazioni; la piena collaborazione con l’autorità giudiziaria in caso di indagini e l’obbligo a rinunciare alla prescrizione e di dimissioni in caso di rinvio a giudizio per gravi reati come mafia e corruzione. Inoltre il codice etico prevede anche divieti, per esempio di ricevere regali superiori ai 100 euro in un anno, e sanzioni, che vanno dalla censura pubblica sino alle dimissioni.

A diversi mesi di distanza è tempo di verifiche. Dei 55 candidati che hanno aderito a Roma, 22 sono stati eletti e a questo link sono stati raccolti tutti i materiali prodotti a seguito dell’adesione alla campagna. Rimane però da verificare l’affidabilità e la congruenza di questo materiale: sono documenti ufficiali? Sono redatti con accuratezza? Per esempio i rendiconti elettorali sono elenchi sommari o dettagliati, e permettono davvero di capire chi ha finanziato la campagna elettorale? Dopo una prima disamina della presenza dei documenti “promessi”, un lavoro di verifica più approfondito è ancora tutto da fare.