Le leggi che hanno cambiato la costituzione – speciale referendum

Dopo tre tentativi falliti, la politica italiana ha abbandonato la via delle riforme condivise. Dal 1999 in poi è aumentato in modo consistente il numero di leggi costituzionali approvate dalle diverse maggioranze al potere, circa 1 ogni 2 anni.

Le bicamerali Bozzi, De Mita – Iotti e D’Alema negli anni ’80 e ’90 non sono riuscite a far fruttare il lavoro delle commissioni parlamentari costituite per riformare la costituzione. Problemi di forma e di sostanza hanno impedito di portare avanti un discorso condiviso.

Dopo quei venti anni, il parlamento ha imboccato un’altra via. Negli anni successivi le diverse maggioranze hanno approvato in maniera unilaterale numerose riforme al testo costituzionale. In 40 anni, dal 1948 al 1998 (anno in cui si chiuse l’ultima bicamerale), le leggi di modifica alla costituzione sono state 7, nei 18 anni successivi (meno della metà del tempo) ben 9. Dunque il 56,25% delle leggi di riforma costituzionale è stato approvato dopo le bicamerali. Riforme a colpi di maggioranza, che seguivano l’orientamento del governo al potere e abbandonavano l’idea del lavoro bi-partisan necessario per cambiare la costituzione.

Ovviamente quei 16 testi non sono riforme così corpose come quelle tentate dalle bicamerali (e quella oggetto del prossimo referendum), ma rappresentano comunque importanti cambiamenti. Fra le più rilevanti ricordiamo la riforma del Titolo V nel 2001 sotto il governo Berlusconi (con referendum costituzionale), e l’introduzione del pareggio di bilancio in costituzione nel 2012 sotto la guida di Mario Monti.

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