Dalla fine dei rimborsi alle nuove vie del finanziamento pubblico

Tra 2012 e 2014 il sistema delle sovvenzioni ai partiti è stato cambiato due volte. L’abolizione dei rimborsi elettorali è stata (erroneamente) salutata come la fine del sostegno statale alle forze politiche, ma in realtà il flusso di soldi pubblici non si è mai interrotto. Ha solo cambiato modalità.

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Prima della riforma Monti (legge 96 del 2012), i partiti ricevevano i rimborsi in base al tipo di elezione cui partecipavano ed  erano previsti per 4 tipi di elezioni: camera, senato, parlamento europeo e consigli regionali. Ciascuno di questi fondi valeva circa 45 milioni di euro (1 euro per ogni iscritto alle liste elettorali della camera dei deputati) per un totale di oltre 180 milioni.

La riforma Monti ha introdotto due cambiamenti importanti. Primo, ha ridotto la consistenza dei 4 fondi da 45 milioni a un importo fisso, pari a 15.925.000 euro ciascuno. Secondo, ha introdotto il cofinanziamento: per ogni euro donato da un privato ad un partito, lo stato versava altri 50 centesimi a quella stessa forza politica. La cifra stanziata per il cofinanziamento era di 27,3 milioni, quella per i rimborsi 63,7 milioni, per un totale di 91 milioni di euro. Cioè circa la metà di quanto valevano i rimborsi prima della riforma.

La riforma Letta (decreto 149/2013, convertito con legge 13/2014) è stata l’ultimo atto di quel governo. Ha abolito dal 2017 rimborsi e cofinanziamento, riducendoli gradualmente nei tre anni di transizione. I soldi ancora da erogare sono stati ridotti del 25% per il 2014, del 50% per il 2015 e per il 75% per il 2017. Parallelamente ha introdotto il 2×1000, dando la possibilità ai contribuenti di indicare un partito da finanziare con una quota della propria imposta sui redditi.

Quest’ultima legge è stata salutata come la fine definitiva del finanziamento pubblico ai partiti. Come abbiamo rilevato nel MiniDossier “Sotto il materasso 2016”, però, il flusso dei soldi pubblici verso la politica non è stato affatto interrotto, anzi. Anche con l’abolizione dei rimborsi, non sono venuti meno i soldi ai partiti, tra assegnazioni ai gruppi parlamentari, 2×1000 e numerose agevolazioni fiscali.

Per approfondire: