Il doppio incarico dei magnifici sette, divisi fra parlamento e consiglio comunale

Si stanno riunendo i nuovi consigli comunali eletti lo scorso giugno. Nelle grandi città, sono sette i consiglieri che attualmente sono anche parlamentari. Da parte loro la scelta di mantenere il doppio incarico. Anche se permesso per legge, la scelta solleva molti problemi.

Dopo una campagna elettorale molto accesa, in queste ultime settimane si sono riuniti per la prima volta i consigli comunali delle città andate al voto lo scorso giugno. Fra queste anche Roma, Milano, Napoli e Torino, i quattro comuni che abbiamo seguito nell’edizione 2016 di voisietequiMolte le facce conosciute, in primis quelle dei parlamentari (ed euro parlamentari) attualmente in carica che sono stati eletti.

Da parte di tutti la decisione di mantenere il seggio in consiglio, prendendosi quindi la responsabilità politica di portare avanti il doppio incarico. Parliamo nello specifico di sette persone: Fassina (Si-Sel), Giachetti (Pd) e Meloni (Fdi) a Roma, Gelmini (Fi) e Salvini (Ln) a Milano e Carfagna (Fi) e Valente (Pd) a Napoli. La decisione conservare sia l’incarico da parlamentare (o euro parlamentare nel caso di Salvini) che quello da consigliere comunale, solleva due questioni principali.

La prima riguarda un possibile conflitto d’interessi che potrebbe emergere: persone che contribuiscono alla formazione della legislazione nazionale ed europea che al tempo stesso hanno un ruolo nella formazione di quella locale. Parliamo ovviamente di un’ipotesi, ma è evidente che alcune delle norme discusse e approvate dal parlamento hanno delle ricadute dirette sull’amministrazione delle città italiane, specialmente quando le città in questione sono Roma, Milano, Napoli e Torino, fra le più grandi e importanti del paese. Solamente per fare un esempio, il più lampante, nell’attuale legislatura camera e senato hanno discusso e approvato il cosiddetto decreto salva Roma, che fra le altre cose mirava al risanamento (in parte) del debito capitolino.

La seconda questione riguarda invece il rapporto fra politici, istituzioni ed elettori. Già durante la campagna elettorale avevamo criticato la decisione di alcuni parlamentari di candidarsi a sindaco, pur mantenendo il loro posto a Montecitorio e Palazzo Madama. Una scelta che aveva portato la loro percentuale di presenze in aula a crollare. Una scelta che sottolinea ancora una volta la mancanza di rispetto nei confronti di cittadini e istituzioni. Dei cittadini, perché in una democrazia rappresentativa, decidere di portare avanti due incarichi contemporaneamente, di fatto sminuisce il potere politico degli elettori, che si ritrovano così ad avere eletto un politico “part-time”. Delle istituzioni, perché il pretendere di riuscire a portare avanti con la stessa energia e dedizione due incarichi così importanti e difficili, dimostra poca considerazione per gli organi di cui si fa parte.

Una cosa è certa: sarà nostro impegno monitorare le presenze (e la produttività) di Fassina, Giachetti e Meloni a Roma, Gelmini e Salvini a Milano e Carfagna e Valente a Napoli, per vedere se realmente è possibile fare il parlamentare e il consigliere comunale allo stesso tempo.

Per approfondire:

 

Un pensiero su “Il doppio incarico dei magnifici sette, divisi fra parlamento e consiglio comunale

  1. Andrea Sergi

    Questa cosa sarebbe permessa dalla legge? E l’art. 122 Costituzione? Nessuno puo` appartenere contemporaneamente
    a un Consiglio o a una Giunta regionale e ad una
    delle Camere del Parlamento. ?????

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