Riforma costituzionale, guerra di cifre tra Boschi e Malan

490 milioni di euro o solo 50? La ministra Pd e il senatore di Fi danno dati completamente diversi sui risparmi possibili con la riforma costituzionale su cui si terrà il referendum in autunno. Vista l’enorme differenza delle stime, sono vivamente attese ulteriori informazioni.  

Non succede spesso, ma quando succede, volentieri riportiamo una discussione basata sui dati fra due membri del parlamento. I protagonisti sono la ministra per le riforme costituzionali e i rapporti con il parlamento Maria Elena Boschi (Pd), e il questore del senato Lucio Malan (Fi). Tutto è iniziato con un’interrogazione a risposta orale depositata a inizio giugno dal capogruppo di Sinistra italiana – Sinistra ecologia e libertà Arturo Scotto. L’interrogazione, destinata alla ministra Boschi, chiedeva dell’ammontare dei risparmi previsti con la riforma costituzionale di recente approvata.

L’8 giugno scorso Maria Elena Boschi ha risposto all’interrogazione  individuando nei seguenti punti i risparmi immediati previsti, per un totale di 490 milioni di euro: 80 milioni all’anno dalle indennità parlamentari dei senatori, 70 milioni all’anno dal funzionamento delle commissioni e rimborsi ai gruppi di Palazzo Madama, 320 milioni l’anno dal superamento delle province e 20 milioni l’anno dalla soppressione del Cnel.

Una cifra molto alta, che è stata ripresa da molti giornali. In risposta alla ministra, però, si è mosso l’attuale questore di Palazzo Madama e senatore di Forza Italia, Lucio Malan. Il parlamentare ha pubblicato un documento di 6 pagine intitolato “Le cifre vere e quelle false di Maria Elena Boschi“.

La prima cosa che emerge è l’enorme differenza nel totale dei risparmi previsti: la ministra parla di 490 milioni di euro, mentre secondo Malan i risparmi sarebbero poco più di 50 milioni (circa il 10%).

Ma anche le altre cifre di Boschi e Malan sono molto diverse. Gli 80 milioni che rimarrebbero dalle indennità e rimborsi dei senatori, sarebbero secondo Malan poco più di 42  (il 53%); dei 70 milioni derivanti da gruppi parlamentari e commissioni, Malan ne riconosce come reali solo 5,5 (l’8%). Mentre i 320 milioni da accantonare grazie al superamento delle province non esisterebbero in quanto queste sono già state abolite dalla legge Delrio. Infine dei 20 milioni ottenuti dal taglio del Cnel, solo 2,2 sarebbero reali (l’11%).

È evidente che parliamo di grandezze completamente differenti, che avrebbero un peso molto diverso sulle casse dello stato. Le considerazioni da fare a questo punto sono due. La prima è che finalmente due politici di schieramenti opposti si sono “scontrati” nel merito su un argomento mettendo i dati al centro del discorso. La seconda è che aspettiamo con ansia una risposta della ministra Boschi. Di certo di fronte ad una replica così esplicita e motivata (Malan cita puntualmente il bilancio del senato), che arriva a tutt’altre conclusioni, la ministra non potrà rimanere inerte.

Per approfondire:

Un pensiero su “Riforma costituzionale, guerra di cifre tra Boschi e Malan

  1. stefcarb

    Degli oltre 1.500 milioni di euro che costa il Parlamento (ca. 25€ a testa l’anno) poco più del 10% è dato dalla indennità dovuta ai parlamentari, l’unica voce che verrebbe veramente ridotta dall’eliminazione dei compensi (ma non dei rimborsi spese 😞) dei 315 senatori sui 945 deputati attuali …. per cui una stima certa dei risparmi ottenibili non può che essere di circa 60 milioni l’anno. A questa si possono ottimisticamente aggiungere circa 2/3 dei rimborsi spese dei soli Senatori ==> si arriverebbe intorno ai 100 milioni l’anno.
    Ogni risparmio è utile, ma
    1) semplicemente dimezzando senatori e deputati avremmo avuto solo 470 parlamentari (invece dei 730 che ci porta la riforma ed i 945 attuali) con un risparmio di quasi 200 milioni l’anno
    2) conteggiando con il metodo contributivo il vitalizi (e la reversibilità) dei parlamentari si risparmierebbero oltre 200 milioni l’anno
    3) non si riferisce ai costi della politica ma dà un’idea del “risparmio” di cui parliamo: anno pagare i commissari esterni per gli esami di maturità costa circa 250 milioni

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