Perché le persone non vanno a votare? Le cause principali dell’astensionismo

È normale che la partecipazione dei cittadini al voto sia costantemente in calo? E come si spiega il fenomeno? Uno sguardo alle teorie del non voto, e una constatazione: in Italia il vero crollo dell’affluenza è avvenuto in coincidenza dello scandalo politico-giudiziario per eccellenza. 

Abbiamo visto che l’astensionismo è in crescita in molti paesi europei, ed è un trend consolidato anche nei posti dove votare è obbligatorio. Nel nostro paese se ne discute da tempo. In occasione del recente referendum sulle trivelle alcune figure istituzionali, tra cui il premier Renzi e il presidente emerito Napolitano, hanno sostenuto la legittimità del non voto, riconoscendolo come diritto di ogni cittadino. 

È perciò importante chiedersi perché i cittadini decidono di non recarsi alle urne a votare. Quali sono le motivazioni del non voto? In molti hanno cercato di rispondere a questa domanda.

Gianfranco Pasquino, ex senatore e politologo di fama, evidenzia tre cause principali dell’astensionismo: I) la tendenza a partecipare solo alle tornate elettorali ritenute più importanti: generalmente l’affluenza è parecchio più alta alle elezioni politiche che alle amministrative; II) la forte somiglianza tra proposte e idee dei vari candidati e delle diversi coalizioni, con la conseguenza che la vittoria di uno o dell’atro avrebbe uno scarso impatto sulla vita dei cittadini; III) la crisi dei partiti, i quali ormai non riescono più a mobilitare gli elettori e portarli alle urne.

In Italia la terza opzione sembra essere la più influente, con una generale sfiducia nei confronti dei partiti e delle istituzioni. Grazie alla terza edizione del Rapporto sul benessere equo e sostenibile (Bes) dell’Istat tutto questo è ancora più evidente. Lo studio ha una sezione dedicata alla politica e alle istituzioni in cui, fra le altre cose, tiene traccia della fiducia dei cittadini nei confronti di: partiti politici, parlamento, sistema giudiziario, istituzioni locali e forze dell’ordine.

Istituzioni fiducia - Bes Istat

Come si può vedere, parlamento e partiti politici dal 2011 ad oggi hanno sempre, tra le istituzioni analizzate, il punteggio medio di fiducia più basso. Il dato per i partiti è leggermente in risalita fra il 2013 e il 2014, ma è la metà di quello relativo a sistema giudiziario e istituzioni locali, e quasi tre volte inferiore a quello delle forze dell’ordine.

Fiducia Istituzioni - Bes Istat

Inoltre un terzo delle persone intervistate (di età superiore ai 14 anni), dichiara di non avere nessuno tipo di fiducia nei confronti dei partiti politici. Mentre il 22,5% delle persone non ha fiducia nel parlamento, e il 16,9% nel il sistema giudiziario. A livello territoriale i dati sono più o meno sempre gli stessi.

Fiducia istituzioni - territorio - Bes Istat

La fiducia dei cittadini verso il parlamento, il sistema giudiziario e i partiti politici è bassa in tutto il territorio nazionale, ma è un po’ più bassa al nord rispetto al mezzogiorno. Viceversa, la fiducia nelle Forze dell’ordine, nei Vigili del fuoco e nei governi locali è più bassa nel Mezzogiorno e leggermente più elevata al Nord“, si legge nel rapporto Bes 2015.

È evidente, quindi, che nonostante le cause del non voto possano essere tante, e persino legittime, in Italia il clima di sfiducia nei confronti dell’istituzioni ha un peso notevole nella questione. In un paese che storicamente ha avuto un tasso di partecipazione elettorale relativamente alto, non dovrebbe sorprendere che il vero crollo dell’affluenza sia avvenuto dopo lo scandalo Tangentopoli e la fine della prima repubblica.

Per approfondire: