Elezioni, affluenza in calo ovunque tranne che a Roma

In Italia, e nelle principali città, la partecipazione elettorale è diminuita. Rispetto alle precedenti amministrative, ovunque si è votato di meno. Unica eccezione in tutto il paese è la capitale, dove sono aumentati in entrambi i turni sia il numero assoluto sia la percentuale dei votanti.

Le amministrative 2016 hanno fortemente rilanciato il Movimento 5 stelle, soprattutto grazie alle vittorie di Virginia Raggi e Chiara Appendino. Ma oltre al dato politico, come sempre, è il caso di analizzare anche quello dell’affluenza. Il primo elemento, per quanto scontato, è il crollo della partecipazione al voto.

Nel confronto con la tornata 2011 sia al primo che al secondo turno c’è poco spazio per le interpretazioni. Al primo round si è passati dal 71,04% di cinque anni fa, al 67,42% del 2016. Discorso analogo per il secondo turno, dove si è passati dal 60,21% al 50,52%. Una notevole differenza, anche se va ricordato che nel 2011 si votò mezza giornata in più, fino a lunedì alle ore 15.

Scorporando il dato per le principali città al voto, la questione  è ancora più centrale. Se a livello nazionale solo un avente diritto su due ha votato al secondo turno, in comuni come Napoli è andata ancora peggio. Nel capoluogo campano domenica 19 ha votato il 35,96% della popolazione, quasi 20 punti percentuali in meno rispetto a due settimane prima, quando andarono alle urne il 54,11% degli elettori. 5 anni fa le percentuali erano del 60,33% al primo turno, e 50,58% al secondo.

La situazione, per quanto non così grave, è simile a Milano e Torino. Nel capoluogo lombardo la percentuale è scesa di tre punti fra il primo e il secondo turno, passando dal 54,65% al 51,80% Quando fu eletto Pisapia, in entrambi i round la percentuale era ben sopra il 67%. A Torino cinque anni fa bastò un turno per eleggere Piero Fassino, con una partecipazione del 66,53%. Nei turni delle amministrative 2016 non si è neanche raggiunto quota 60, superando di poco il 57% il 5 giugno, e fermandosi al 54,41% domenica scorsa.

Diverso l’andamento a Roma. Qui il confronto risale a maggio 2013, quando Ignazio Marino venne eletto primo cittadino con il Partito democratico. In quell’occasione l’affluenza fu del 52,81% al primo turno, e del 45,05% al secondo. Oggi invece Roma è l’unica città in controtendenza, con il dato della partecipazione in crescita. Il 5 giugno la sfida per il Campidoglio ha coinvolto il 57,60% degli elettori romani. Al ballottaggio la partecipazione è diminuita, ma è comunque rimasta su un livello più alto rispetto alla tornata del 2013: per la sfida tra Raggi e Giachetti l’affluenza è stata del 50,46%.

Va sottolineato che il trend generale dell’affluenza a Roma è in calo (solo per fare qualche esempio, negli anni ’90 superava il 78%, e ancora nel 2008 al primo turno superava il 73%), ma la crescita rispetto al 2013 è comunque degna di nota: circa 100mila elettori in più sia al primo che al secondo turno hanno partecipato all’elezione della prima sindaca di Roma.

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