Milano è, tra le grandi città, la meno dipendente dallo stato

Il capoluogo lombardo vanta una discreta autonomia dai trasferimenti statali: nel 2014 il livello di dipendenza dai contributi centrali coincide con quello di dieci anni prima. L’andamento è costantemente inferiore alla media degli altri centri con più di mezzo milione di abitanti

Il livello di dipendenza di Milano dallo stato centrale, nel 2014, risulta in linea con quello di dieci anni prima. Per livello di dipendenza si intende un indicatore che misura l’incidenza del contributo dello stato in rapporto alle altre entrate del comune, permettendo di valutare il livello di autonomia dell’ente. Quanto più è alta la percentuale, maggiore la dipendenza della città dai trasferimenti statali.

Questo indicatore, per Milano, sia nel 2005 che nel 2014 è sempre inferiore al 10%. Tra il 2007 e il 2010 tende invece ad aumentare, collocandosi tra il 20 e il 30%, un livello comunque inferiore rispetto alle altre grandi città (cioè Roma, Napoli, Torino, Bologna e Genova).

Ciò è dovuto, almeno in parte, al fatto che l’abolizione dell’ici sulle prime case ha privato tutti i comuni, tra cui Milano, di una fonte autonoma di introiti piuttosto consistente, per questo l’indice di dipendenza di Milano è aumentato.

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In generale se confrontata con la media delle città maggiori di mezzo milione di abitanti, Milano è costantemente meno dipendente dallo stato, lungo tutti gli anni considerati.

Se si guarda ai trasferimenti ricevuti dallo stato sotto ciascun sindaco, si nota che quella che ha beneficiato della cifra annua pro capite maggiore è Letizia Moratti (€ 321,15). La ragione è ancora ricollegabile all’abolizione dell’ici sulle prime case.

Il suo predecessore Gabriele Albertini aveva ricevuto dallo stato nel 2005 appena 49,18 euro per ogni milanese. Giuliano Pisapia invece ha potuto contare su trasferimenti annui dello stato pari, in media, 148,58 euro pro capite.

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