Partiti, quasi dimezzate le spese per la parità di genere

Per legge i partiti dovrebbero destinare una parte dei loro bilanci alla promozione dell’attività politica femminile e per incentivare la partecipazione delle donne alla vita politica. Con il taglio dei rimborsi, però, questo tipo di attività risulta parecchio decurtata (-47,65%).

In base all’articolo 3 della legge 157 del 1999, ogni partito deve destinare almeno il 5% del finanziamento pubblico ricevuto a un fondo destinato alla promozione dell’attività politica femminile. Dall’entrata in vigore della legge13/2014, vi confluisce anche il 10% delle entrate derivanti dal 2×1000. La legge prevede un’apposita voce all’interno del rendiconto dei partiti, per dimostrare l’effettiva erogazione delle risorse.

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In termini assoluti, è il Pd il partito con il fondo dedicato più ampio: 1 milione di euro nel 2013, 549mila euro nel 2014 ovvero, in entrambi gli anni, circa il 2% delle spese relative all’attività tipica del partito. Ma quello che, in relazione al bilancio, dedica più denaro a queste attività è Sinistra ecologia e libertà: oltre il 4% degli oneri della gestione caratteristica in tutti e due gli anni considerati.

Segue Fratelli d’Italia: il partito di Giorgia Meloni ha innalzato tale fondo dal 1,2% al 2,55%. La Lega Nord, al contrario, lo ha ridotto dal 1,39% allo 0,89%. Per tutti gli altri partiti e movimenti, si osservano percentuali pari o prossime allo zero: Forza Italia (0,3% nel 2014), Nuovo centro destra e Movimento 5 stelle (0%).

In generale, facendo un conto aggregato, la spesa totale destinata dai partiti a iniziative per la promozione della parità di genere è scesa del 47,65%: una flessione che riflette, in primo luogo, il taglio dei rimborsi ai partiti.

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