Come e quando le tasse locali hanno sostituito i trasferimenti statali

Il 5 giugno in oltre 1300 comuni, tra cui le 4 città maggiori, si andrà al voto per rinnovare sindaco e consiglio comunale. I cittadini valuteranno l’operato delle amministrazioni uscenti anche sul tema fiscale. Ma sul fronte tasse e imposte ci sono diverse considerazioni da fare.

La finanza locale appare infatti profondamente mutata negli ultimi anni, in particolare per l’aumento generalizzato di imposte e tasse locali.

Il tema è diventato il terreno di scontro tra i comuni e i governi nazionali che si sono succeduti da oltre un decennio ad oggi. I cittadini spesso sfogano sul livello più vicino, quello comunale, la frustrazione per l’aumento delle imposte locali, in particolare quelle sulla casa e l’addizionale Irpef. I sindaci replicano accusando il governo centrale di aver ridotto loro i margini di manovra riducendo i trasferimenti dallo stato agli enti locali.

Chi ha ragione? Abbiamo analizzato la questione focalizzandoci sulle 4 maggiori città che andranno al voto: Roma, Milano, Napoli e Torino.

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Utilizzando i dati della piattaforma openbilanci.it, abbiamo confrontato – cifre alla mano – la relazione tra i soldi che le 4 città hanno ricevuto dallo stato e quelli che hanno incassato dai loro cittadini, attraverso imposte e tasse locali. L’arco di tempo indagato è il decennio tra 2005 e 2014. Tutti i bilanci considerati sono consuntivi per cassa.

All’inizio del periodo considerato i 4 comuni incassavano 1,39 miliardi dallo stato e 3,86 miliardi dei contribuenti. Quindi nel 2005, per ogni euro ricevuto dallo stato, i cittadini ne versavano 2,77. Nel 2008 il rapporto si è invertito: per ogni euro statale, i cittadini versavano circa 65 centesimi. La ragione risiede nell’abolizione dell’Ici prima casa con il decreto legge 93 del 2008, primo atto politico del governo Berlusconi IV. Quell’operazione per le 4 città maggiori ha contribuito a spostare complessivamente un miliardo: il gettito delle imposte e tasse è sceso da 3 a 2 miliardi di euro.
Negli anni successivi il contributo dello stato è calato ulteriormente, fino a scendere sotto il miliardo di euro tra 2011 e 2012. Anche in questo, è stata un’imposta patrimoniale a determinare l’andamento della finanza locale negli anni a seguire. L’introduzione dell’Imu sulla prima casa (decreto legge 201/2011) ha permesso di compensare i tagli dei trasferimenti statali: 4,7 miliardi da imposte e tasse nel 2011, e addirittura 5,8 miliardi nel 2012.
Dal 2013, i trasferimenti statali sono tornati sopra il miliardo di euro. L’eliminazione della seconda rata Imu del 2013 ha contribuito a ridurre a 4,3 miliardi le entrate da imposte e tasse nelle città maggiori. L’anno successivo, l’introduzione della Tasi ha riportato la cifra a 5,4 miliardi. Nel 2014, per ogni euro ricevuto dallo stato, i cittadini ne versavano € 4,64.

 

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