La classifica degli investimenti nelle maggiori città italiane

Gli investimenti di un comune possono essere decisivi per lo sviluppo locale, sia in termini di posti di lavoro sia di infrastrutture a disposizione dei cittadini. Abbiamo analizzato quanta parte dei bilanci comunali viene destinata alle spese in conto capitale.

Nel corso degli ultimi anni, la quota di investimenti pubblici nell’economia si è considerevolmente ridotta, innanzi tutto quella dei comuni.

I soldi che annualmente escono dalle casse del comune si possono distinguere tra:

  • spesa corrente, cioè il denaro che serve al normale funzionamento della città (stipendi dei dipendenti, acquisto di beni, manutenzione delle opere pubbliche, servizi erogati ai cittadini);
  • spesa per investimenti (anche detta “in conto capitale”). Si tratta delle spese straordinarie (come la costruzione di infrastrutture o l’acquisto di immobili), di solito destinate a progetti di lungo termine per lo sviluppo della comunità e del territorio.

La dimensione di quest’ultima voce di bilancio diventa strategica per capire quanto il comune sia occupato nell’ordinaria amministrazione oppure impegnato in attività di sviluppo.

Per fornire questa misura, openbilanci mette a disposizione un proprio indicatore sintetico. Le spese in conto capitale sono calcolate in percentuale su quelle correnti. Il dato finale è una media dell’ultimo triennio, per rendere l’analisi più solida e di lungo periodo. Nel nostro caso, i bilanci considerati sono i consuntivi del 2011, 2012 e 2013.

Maggiore è il valore, più alta è la propensione del Comune ad investire.

Il comune con la propensione a investire più alta è Milano , dove la percentuale supera il 56%. Sul podio anche Venezia (28,59%) e Napoli (27,67%).

Agli ultimi posti per investimenti tre città del sud: Palermo, Bari e Catania , rispettivamente con 11,28%, 10,55% e 6,59%.

 

 

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