Unioni civili, il costo pubblico delle nuove norme

Il disegno di legge Cirinnà, se nei prossimi giorni verrà approvato, estenderà diritti e forme di tutela fino a oggi prerogativa delle sole coppie unite da matrimonio. Le nuove norme avranno però un costo per la finanza pubblica. Vediamo a quanto ammonta.

Diritti (e doveri) che saranno disponibili per tutti i tipi di coppie, per quelle composte da due persone dello stesso sesso, che potranno contrarre una unione civile, e per quelle che decideranno di registrare la semplice convivenza (le coppie di fatto, che ricalcano l’attuale famiglia anagrafica).

Le unioni civili, pur non identiche, ricalcano in larga parte l’istituto matrimoniale. E avranno dunque un costo per la finanza pubblica. E infatti gli ultimi 4 commi del ddl Cirinnà si occupano della copertura finanziaria per le nuove norme.

Secondo la relazione tecnica della commissione bilancio, nei prossimi anni 67.000 coppie aderiranno ai trattamenti previdenziali e fiscali ad oggi previsti solo per i coniugi. Questo vorrà dire che aumenteranno le richieste di detrazioni irpef, assegni per il nucleo familiare e pensioni di reversibilità.

La stima delle 67.000 coppie è basata sul dato rilevato in Germania, paese comparabile per situazione demografica all’Italia e dove le regole vigenti sono simili a quelle del ddl Cirinnà. La stima è riferita a un futuro prossimo, il 2025, in cui la legge sarà entrata a pieno regime.

Il costo pubblico delle unioni civili è stimato in 3,7 milioni solo per il 2016 , e man mano andrà ad aumentare fino a raggiungere i 22,7milioni di euro nel 2025. Un dato che in qualche modo esprime la misura della disparità di trattamento finora in atto.
Nella tabella sono riportati gli oneri complessivi stimati per l’attuazione del provvedimento (in milioni di euro).

 2016201720182019202020212022202320242025
Minor gettito IRPEF per detrazioni fiscali3,25,6
6,6
7,9
9,3
10,6
12
13,3
14,7
16
Maggiori prestazioni per assegni al nucleo familiare0,40,6
0,6
0,60,6
0,6
0,6
0,6
0,6
0,6
Maggiori prestazioni pensionistiche di reversibilità0,10,5
0,8
1,3
1,8
2,5
3,2
4
5
6,1
Totale3,76,789,811,713,715,817,920,322,7

Delle 67mila coppie stimate per il 2015, 30mila si pensa che richiederanno la reversibilità della pensione. Non è al momento quantificato il maggiore introito generato dal contributo dovuto in sede giudiziaria per lo scioglimento delle unioni civili.

Non sono invece stimati costi per le amministrazioni comunali, per le quali non sono previste dotazioni aggiuntive di personale o di strumenti. A loro compete di organizzare gli appositi registri (e in 250 comuni sono già presenti, specifica la relazione tecnica), mentre per le operazioni di iscrizione e rilascio del certificato le coppie dovranno pagare una marca da bollo di 16,52 euro per ciascuna pratica.

I soldi necessari, specifica il ddl, saranno presi  dal fondo per interventi strutturali di politica economica (cap. 3075 dello stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze) e dal fondo speciale di parte corrente di competenza del Ministero dell’economia e delle finanze relativo al bilancio triennale 2016- 2018. La relazione tecnica specifica però che è ancora da verificare la disponibilità nel primo fondo, mentre conferma quella del secondo.

Invece, nessuno degli aspetti trattati per le convivenze comporta costi per la finanzia pubblica . Le nuove norme riguardano in larga parte diritti personali e alcune di queste sono in realtà già disponibili: ad oggi, anche senza il ddl Cirinnà, è infatti possibile registrare l’unione come “famiglia anagrafica”, che il decreto del presidente della Repubblica n.229 del 1989 così definisce:

“art 4 Famiglia anagrafica. Agli effetti anagrafici per famiglia si intende un insieme di persone legate da vincoli di matrimonio, parentela, affinità, adozione, tutela o da vincoli affettivi, coabitanti ed aventi dimora abituale nello stesso comune.”

Per approfondire: