Roma, la trasparenza dei candidati alla prova dei fatti

Cosa sappiamo degli aspiranti amministratori delle principali città al voto? Quanti pubblicano documenti ufficiali, e quanti adottano iniziative a favore della trasparenza? Partiamo da Roma: breve ricognizione di buone pratiche e palesi omissioni da parte dei candidati nella capitale.

La strada per le elezioni, si sa, è lastricata di buone intenzioni. Una di queste è inevitabilmente farsi conoscere e raccontarsi, fornire dettagli sul proprio passato e sulla propria vita, oltre che sulle proprie idee. Ma pochi fanno uno sforzo di apertura che vada oltre la propaganda. Dei vari candidati è infatti più facile trovare cenni biografici che un curriculum completo e dettagliato. La comunicazione elettorale prevede (comprensibilmente) una versione narrativa della biografia dei candidati, ma raramente circolano anche informazioni precise, come da curriculum. Ancora più raramente vengono diffusi documenti ufficiali come la dichiarazione dei redditi o il certificato del casellario giudiziale. Vediamo cosa si trova cercando materiali sui candidati romani.

Roberto Giachetti, deputato Pd e candidato sindaco, ha diffuso le liste che sostengono la sua candidatura a sindaco. Bene. Un gesto simbolico apprezzabile anche quello di anticipare i nomi alla commissione antimafia. Ma mancano informazioni concrete su queste persone. Giachetti ha dato risalto all’iniziativa attraverso il suo sito e ha messo insieme tutti i nomi, divisi per le sette liste “alleate”, in una pagina web dall’evocativo titolo “liste pulite“. Ai nomi è però affiancata una sola informazione: la data di nascita. Ma più che l’età (o almeno oltre all’età) ai cittadini interessa sapere cosa fanno queste persone, cosa hanno fatto in passato, se hanno avuto problemi con la giustizia, quanto guadagnano. L’iniziativa sarà perciò davvero utile se per ciascun nome saranno messi a disposizione curricula e dichiarazione dei redditi, e informazioni su eventuali partecipazioni o incarichi societari.  Oltre a queste notizie basiche sul “chi siamo” i candidati possono (anzi, dovrebbero) aggiungere un’altra informazione chiave: il rendiconto economico della competizione elettorale. E cioè pubblicare periodicamente i contributi e i finanziamenti raccolti, il nome dei contribuenti, e l’elenco delle spese.

Virginia Raggi, candidata del Movimento 5 stelle, si è fatta conoscere con una nota biografica un po’ troppo riassunta, stando alla notizia di un incarico durato più di un anno ma non riportato nel riepilogo della propria carriera professionale. La candidata, sulla sua pagina Facebook, si è difesa parlando di un incarico di mera rappresentanza accettato su richiesta dello studio legale per cui lavorava. Sta di fatto che le informazioni pubblicate non risultano complete. Sul sito del comune di Roma, nella sua pagina da consigliera, compare il rendiconto economico della precedente campagna elettorale, mentre non si trovano indicazioni sulle risorse in uso per la competizione attuale: la pagina della raccolta fondi ha una sezione per riportare le cifre totali, ma ad oggi risultano zero entrate, zero donatori e zero spese (e le voci apparentemente, se verranno attivate, non rendiconteranno i dettagli).  

I due candidati di centro-destra Giorgia Meloni e Guido Bertolaso* sono generosi di cenni biografici sui loro siti ma avari di carte ufficiali. Meloni, essendo deputata, è obbligata a pubblicare, attraverso il sito della camera, la propria dichiarazione dei redditi. Ma Meloni non ha fatto una scelta di apertura e non ha acconsentito a diffondere tutte le pagine della dichiarazione dei redditi, limitandosi a pubblicare solo il quadro di riepilogo del suo 730. Nessuna traccia di dati sui contributi e le spese con cui conduce le attuali attività di propaganda (il rendiconto relativo alle politiche 2013 si può consultare nella sua scheda sul sito patrimoni trasparenti). Non si trovano documenti su spese e contributi elettorali né la dichiarazione dei redditi di Bertolaso.

Stesso discorso per Francesco Storace, La destra: nessuna indicazione sui soldi della campagna elettorale, mentre altri documenti di interesse sono reperibili non sul suo sito personale, ma solo cercando sui canali istituzionali: nel portale del consiglio regionale del Lazio, di cui è vice-presidente, si trovano le dichiarazioni dei redditi (ma almeno nel suo caso in versione integrale), la dichiarazione dei beni di proprietà, dei compensi connessi all’incarico pubblico e il rendiconto economico della campagna per le elezioni regionali.

Nel sito della campagna elettorale di Alfio Marchini, candidato a capo di una lista civica, compare un codice etico che contiene un esplicito richiamo alla trasparenza. Ma rimane parecchio sul vago (e infatti non circolano cifre o carte ufficiali): “Gli Aderenti garantiscono ad ogni livello una gestione trasparente dei finanziamenti raccolti”, si legge, senza alcun dettaglio aggiuntivo su cosa si intenda per gestione trasparente, come vada praticata, con quali mezzi e per quali vie. Da notare che i sostenitori della lista sono, in altri punti, invitati a essere riservati: “Gli Aderenti non diffondono né utilizzano senza giustificato motivo, dati, informazioni o documenti riservati conosciuti o ricevuti in ragione dell’incarico svolto o dell’appartenenza alla Lista Civica Marchini”. Agli elettori sarà senz’altro gradito l’elenco dei movimenti economici della campagna elettorale dello stesso Marchini. Neanche Marchini pubblica la sua dichiarazione dei redditi. Molto apprezzabile sarebbe una lista puntuale e aggiornata delle sue partecipazioni societarie e dei suoi incarichi in società.

L’unico candidato sindaco che, per il momento, ha aderito alla Carta della candidata e dal candidato trasparente è Stefano Fassina, che sul suo sito pubblica biografia, le dichiarazioni dei redditi complete degli ultimi tre anni, e due liste di spese e contributi elettorali

*aggiornamento: il 28 aprile Guido Bertolaso ha annunciato il ritiro della sua candidatura.

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