Amministrative, i candidati pubblichino contributi e spese delle campagne elettorali

La campagna elettorale per le elezioni amministrative è in pieno svolgimento. Rendere pubblici i movimenti economici, anche parziali, in corso per la propaganda sarebbe un ottimo esempio di trasparenza e indice di buone intenzioni. Un appello ai candidati.

Tra poche settimane si vota in 1371 comuni, di cui alcune grandi città come Roma, Milano, Napoli, Torino e Bologna. Pur non essendo un obbligo di legge, sarebbe un gesto notevole da parte dei candidati pubblicare i dati di contributi e spese per la campagna elettorale. Di non poco conto sarebbe per gli elettori avere informazioni sulla provenienza dei fondi in uso per organizzare le attività di propaganda: manifesti, volantini e materiali vari, spazi web, manifestazioni, cene elettorali eccetera. E ancora sarebbe importante far sapere l’entità delle risorse con cui si sta lavorando per farsi eleggere, le cifre dei contributi che si ricevono (anche sotto forma di servizi) e come si stanno spendendo le risorse disponibili.

Tutte queste informazioni vanno comunque tracciate per rendicontarle in seguito al collegio regionale di garanzia elettorale, come da indicazioni di legge. È dunque tecnicamente possibile avere ragguagli, quanto meno parziali, anche durante la campagna elettorale.

Si dirà che i candidati sono troppo impegnati, ma qualcosa si può pur fare anche in corso d’opera (magari con l’aiuto del mandatario elettorale per chi ne dovrà nominare uno, cioè i candidati che raccolgono fondi o spendono denaro proprio per un importo superiore ai 2.500 euro).

Per i candidati che vogliono lanciare un messaggio di apertura questa è dunque una buona possibilità. Per il momento non si ha notizia di buoni esempi in fatto di trasparenza tra i candidati alle amministrative 2016.

E d’altronde ci sono cattivi esempi anche tra i rendiconti depositati con tutta calma all’indomani delle elezioni politiche. Con il progetto patrimoni trasparenti sono stati contati i documenti incompleti pubblicati dai politici nazionali: il 31% dei parlamentari non allega il rendiconto elettorale e dunque non rispetta la legge – nella totale indifferenza delle istituzioni preposte al controllo – e sono stati segnalati diversi esempi di pessima condotta. E vale la pena ricordare che un rendiconto in cui sono coperte buona parte delle cifre è inservibile.

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