Dichiarazione elettorale, il cattivo esempio di Valeria Valente

La deputata e candidata sindaca pubblica un rendiconto elettorale inservibile (sono pecettate sia le cifre dei contributi ricevuti che tutte le voci di spesa). Potrebbe però rimediare con una maggiore trasparenza sui movimenti economici per la campagna elettorale in corso a Napoli.

Pubblicare documenti sulla propria condizione reddituale e patrimomiale, e sui soldi gestiti per condurre la campagna elettorale, sembra essere un adempimento vissuto con insofferenza da molti parlamentari. Di sicuro alcuni si limitano a rabberciare alla meglio i moduli richiesti, omettendo dettagli di fondamentale importanza, senza che i responsabili della trasparenza nelle istituzioni mettano in evidenza incongruenze, inadempienze (come la totale assenza della dichiarazione elettorale), scorrettezze (come pubblicare documenti del tutto illeggibili perché scritti o scansionati male). Ci sono esempi per ognuna di queste situazioni.

Prendiamo una parlamentare in vista in questo periodo perché candidata sindaca di Napoli. Valeria Valente, deputata Pd, parte malissimo nella dichiarazione di insediamento in parlamento perché pubblica una dichiarazione elettorale manchevole, dove omette praticamente tutto: le fonti da cui ha preso soldi, ma soprattutto alcune delle cifre ricevute e il totale dei contributi, tanto che nel progetto Patrimoni trasparenti non è stato possibile inserire alcun dato nella sua scheda alla sezione della dichiarazione elettorale. Che senso ha pubblicare un rendiconto economico da cui non è possibile sapere quanti soldi ha ricevuto di finanziamenti alla campagna elettorale? Che senso ha ‘pecettare’ alcune delle cifre ricevute (oltre al totale) e lasciarne visibili giusto un paio? Dal foglio pubblicato, strapieno di omissis, non è possibile sapere nemmeno se la parlamentare ha rispettato il tetto massimo di contributi stabilito dalla legge.

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I documenti pubblicati sono parziali anche perché è totalmente coperta la sezione delle spese: in quale tipo di attività sono stati usati i soldi ricevuti? Di che cifre si parla? Sono stati spesi tutti i soldi ricevuti? La deputata ha messo risorse di tasca propria? E degli eventuali avanzi che cosa è stato fatto? Nulla è dato sapere delle risorse economiche dispiegate per la campagna elettorale per il seggio in parlamento di Valente .

Cosa ha intenzione di fare la candidata per la campagna elettorale che sta invece svolgendo per la carica di prima cittadina a Napoli? Sarebbe questa una buona occasione per rimediare alle mancanze dei documenti relativi alla campagna già svolta, quella per le elezioni politiche. E rendere note le fonti di finanziamento delle sue attività elettorali, le cifre delle entrate e quelle delle uscite, le attività in cui vengono spese le risorse in campo e i movimenti del conto corrente utilizzato.

La deputata campana non è l’unica che copre le cifre di entrate e uscite della dichiarazione elettorale (cioè praticamente tutte le informazioni che pubblica, visto che non rende noto nient’altro). Ma anche il resto della dichiarazione patrimoniale non brilla per apertura e trasparenza.

La deputata/candidata campana sceglie infatti di non diffondere la versione completa della sua dichiarazione dei redditi. Per cui viene reso pubblico solo il quadro di riepilogo dell’Unico-persone fisiche. Nel 2013 Valente dichiara al fisco cifra tonda: zero euro.

Dal solo quadro di riepilogo non si possono vedere diverse informazioni potenzialmente di interesse pubblico. E non si può vedere l’eventuale esistenza di attività che non cumulano nella base imponibile (per esempio i redditi a regime agevolato dell’imprenditoria giovanile o dei lavoratori in mobilità).

Negli anni successivi Valente continua a pubblicare il solo quadro di riepilogo. E il reddito passa da zero del 2013 a 100.120,00 euro del 2014, fino a 125.987,00 euro del 2015.

In generale Valente in tutti i documenti pubblicati non aggiunge un solo dettaglio utile a fare maggiore chiarezza sulla propria condizione patrimoniale e reddituale. Nessuna informazione sull’immobile di proprietà a Napoli (categoria o rendita catastale, destinazione d’suo, metratura), nessuna informazione sui possedimenti dei familiari, nessun dettaglio sull’esatto compenso pubblico legato all’incarico (reddito base e rimborsi, per esempio). Insomma, in tutti i documenti pubblicati non si trova un solo indizio valutabile con favore dal punto di vista dell’apertura e della trasparenza. 

La campagna elettorale a Napoli è dunque una buona occasione per rimediare.

Ricordiamo alla deputata-candidata sindaca il vademecum con le indicazioni per migliorare la trasparenza della propria dichiarazione. 

Per approfondire: