Scandali e indagini, quando si dimettono i ministri in Italia

Dal 2008 14 ministri si sono dimessi dal loro incarico. Fra scandali giudiziari, vicende personali e il passaggio ad altri incarichi (regionali, europei o nei partiti), le cause che portano a lasciare un dicastero possono essere molte. Ultimo caso l’ormai ex ministra Federica Guidi.

Come abbiamo visto in precedenza, costituzionalmente il primo ministro non ha il potere di revocare l’incarico dei suoi ministri, e una sola volta il parlamento è riuscito a sfiduciare il capo di un dicastero. Dunque le dimissioni (forzose o meno che siano) sono l’unico modo per far terminare anticipatamente l’incarico di un ministro. 

Dal 2008 ad oggi si sono dimessi 14 ministri : il 50% nel quarto governo Berlusconi, il 28,57% in quello Renzi e il restante 21,43% negli esecutivi Monti e Letta. Una dinamica che vede ovviamente una stretta correlazione fra durata del governo, e numero di dimissioni.

Purtroppo se si vanno a vedere le motivazioni, prevalgono scandali giudiziari e casi mediatici, di cui l’inchiesta petrolio, che ha coinvolto l’ex ministra Guidi, è un chiaro esempio. Parliamo del 42,86% dei 14 casi analizzati, nell’ordine: Claudio Scajola (caso Anemone), Alfredo Brancher (scandalo Antonveneta), Nunzia De Girolamo (scandalo asl di Benevento), Josefa Idem (scandalo ici), Maurizio Lupi (scandalo grandi opere) e ultimo in ordine di tempo Federica Guidi (inchiesta petrolio). A questi si possono aggiungere i due casi “politici” di Sandro Bondi (crollo a Pompei) e Claudio Terzi di Sant’Agata con la questione Marò.

Meno ricorrente, ma comunque rilevante, la scelta di dimettersi per ricoprire un altro incarico. È il caso per esempio di Luca Zaia, passato alla guida della regione Veneto lasciando il dicastero delle politiche agricole nel quarto governo Berlusconi, posto poi ricoperto da Giancarlo Galan, che a sua volta di dimise per andare ai beni culturali dopo le dimissioni di Bondi. Altro caso durante l’ultimo governo Berlusconi fu quello di Angelino Alfano, che si dimise da guardasigilli per diventare il segretario nazionale del Popolo delle libertà.

Nella storia più recente ricordiamo Maria Carmela Lanzetta, che ha lasciato l’incarico di ministero per gli affari regionali nel governo Renzi, per andare a ricoprire (per soli due giorni) quello di assessore regionale in Calabria. Altro esempio quello di Federica Mogherini, che com’è noto ha salutato la guida della Farnesina per andare a ricoprire il ruolo di commissario alla politica estera europea.

Caso unico è stato quello di Andrea Ronchi, che durante la scissione fra il Popolo delle libertà e Futuro e libertà a fine 2010, decise di stare con Gianfranco Fini, lasciando quindi la sua poltrona nel quarto esecutivo Berlusconi.

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