70 anni di referendum, una storia a fasi alterne

Dal 1946 sono stati indetti 70 referendum. Per il 40% di quelli abrogativi, il quorum non è stato raggiunto. Dal 1997 al 2009, per ben 24 volte consecutive, non è stata superata la soglia richiesta. Il 17 aprile gli italiani sono chiamati al voto sulle trivelle.

Fra i 66 referendum abrogativi, i 2 costituzionali, quello consultivo sul parlamento europeo e quello del 1946 sulla forma istituzionale dello Stato, i cittadini italiani sono stati chiamati a dire la loro in 70 diverse occasioni.

Su quelli abrogativi (per cui è previsto un quorum di validità) è possibile vedere l’evoluzione nel tempo e gli esiti delle votazioni.

Il primo referendum abrogativo risale al 1974, quando il mondo cattolico chiedeva di abrogare la legge Fortuna-Baslini, con la quale era stato introdotto il divorzio. Con un’affluenza superiore all’87%, vinse il fronte del no con il 59,30% dei voti. Nello stesso decennio ci furono altri due quesiti (uno su ordine pubblico e l’altro sul finanziamento pubblico ai partiti), entrambi con quorum raggiunto e vittoria del no.

Il vero boom del fenomeno è avvenuto negli anni ’90, quando si sono tenuti 32 referendum abrogativi, di cui 24 promossi dal partito radicale. Anche gli anni 2000 sono stati caratterizzati da un numero elevato di quesiti (16), ma nessuno ha raggiunto il quorum.

L’ultima tornata, e parliamo di storia recente, è nel giugno del 2011: quattro quesiti, tutti con quorum raggiunto e vittoria del sì. L’affluenza registrata è stata relativamente bassa (di poco superiore al 54%), ma con una percentuale di consensi favorevoli molto altra, oltre il 94%.

Guardando i numeri in totale, scopriamo che il 40,91% dei 66 quesiti abrogativi tenutisi in Italia non ha raggiunto il quorum necessario. Di quelli risultati validi, il 58,97% ha avuto esito positivo (vittoria del sì), e il restante 41,03% esito negativo (vittoria del no).

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