E-democracy in Italia: Openpolis intervistata da Corcom.it

L’Italia alla prova della e-democracy. Intervistati da Corcom.it, il Presidente dell’Associazione Openpolis Vittorio Alvino racconta la nostra esperienza: “Istituzioni troppo lontane dai cittadini”

Accorciare il divario fra cittadini ed istituzioni attraverso l’utilizzo della tecnologia. Questo alla base della e-democracy, un fenomeno molto comune all’estero che sta cercando una sua dimensione in Italia. Sul Corcom.it (quotidiano online di riferimento della digital community italiana), si è tentato di fare il punto su quanto fatto finora nel nostro paese

Ad oggi infatti l’esperienza del Governo Renzi con #LaBuonaScuola rimane l’ultimo esempio tangibile di consultazioni online con i cittadini, ma la strada è ancora lunga. Sul punto è intevenuto il Presidente dell’Associazione Openpolis, Vittorio Alvino.

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Per approfondimenti:

 

Un pensiero su “E-democracy in Italia: Openpolis intervistata da Corcom.it

  1. MARIO ZORZETTO

    A Vittorio Alvini,
    Svegliamoci a favore della democrazia e contro la democradura: ARRESTATE l’ITALICUM!!!!
    (leggere tutto per capire e per svegliarsi)
    E’ venuto il momento di fare tutto ciò che è possibile contro l’ITALICUM, con giacca e cravatta o anche con una bella maglietta alla Salvini con su scritto:
    “ARRESTATE L’ITALICUM”. Dopo l’ITALICUM non è più solo il momento dei convegni intellettuali, si deve indirizzare l’azione sull’anticostituzionalità della riforma elettorale appena approvata, quella che la sinistra democratica non è riuscita a bloccare in Parlamento, con le associazioni democratiche (LIBERA, LIBERTA e GIUSTIZIA, COSTITUZIONALISMO.it etc.) e con le altre forze politiche e movimenti che condividono la lotta alla nuova riforma elettorale ( attenzione NON contro la RIFORMA che è necessaria).
    Le inchieste opinionistiche oggi indicano che il 50% degli italiani sono CONTRO, e il 24% NON SA (inchiesta IXE ). I Politici democratici devono saper cogliere questa opinione, rafforzarla e veicolarla in una PROPOSTA ALTERNATIVA DI RIFORMA ELETTORALE che garantisca il rispetto della democrazia parlamentare proporzionale di Dossetti e Calamandrei , che favorisca il bipolarismo delle politiche in due POLI , di centro sinistra e di centro destra, che vincoli con regole di legge elettorale i partiti a tale bipolarismo di schieramento, utile e necessario all’elettore per conoscere quali politiche saranno favorite dopo il momento dell’elezione e per la stabilità di governance. Con il BIPOLARISMO DI SCHIERAMENTO la famigerata intesa NCD e PD non potrebbe fare governance, perché appartenenti a poli di schieramento presentatisi in opposizione alle elezioni nazionali, e il Partito della Nazione, altrimenti definibile del consociativismo di potere e di corruzione, non potrebbe avere origine. Alla base della riforma è la democrazia proporzionale e quindi il rispetto del consenso elettorale e la legittimazione del potere con il voto libero ed eguale , ma vince anche la convivenza tra i Partiti.
    ECCO PERCHE LA INVITO A DARE ATTENTA LETTURA ALLA SEGUENTE PROPOSTA ALTERNATIVA e confido in Lei per porla in discussione:
    la Camera ha approvato l’ITALICUM, e Renzi lo ha fatto, considerando il Parlamento come la sua giunta comunale di Firenze, con la richiesta di fiducia .
    Tutti i costituzionalisti intellettualmente onesti lo condannano dentro di loro o pubblicamente. Questa condanna traspare perfino nelle parole di alcuni che lo hanno approvato (NCD)..
    E’ a tutti noi evidente l’ipocrisia politica di questi sostenitori che sacrificano i principi della nostra Costituzione in nome di una posizione politica e di potere forte che vuole l’indebolimento democratico . L’aula che l’ha approvato era semivuota e i presenti hanno votato non per convinzione ma per poter perpetuare (trampolino culturale antitetico al civile servizio) il potere e garantirlo in futuro con nominati e premio di maggioranza che rende “non eguale” il voto elettorale.
    Non c’è l’equa rappresentanza quando, per un gioco di numero di turni, una minoranza di consenso del 20% o 30% avrà il 54 % di seggi. La legge elettorale che garantisce governance, stabilità e rappresentanza è possibile ed è quella che garantisce fin dall’inizio lo schieramento bipolare di schieramento , una unione di partiti di centrosinistra in concorrenza democratica di consenso con una unione di partiti di centrodestra senza possibilità di scambio o passaggio di alcun proclamato tra i due poli e senza possibilità di neoformazioni. Sono queste le regole da proporre nella riforma alternativa. Il bipolarismo di schieramento è necessario per la stabilità politica e la governance e si ispira inoltre ad un principio di chiarezza verso l’elettorato che scegliendo un polo ( assieme ad un partito) saprà esprimere la preferenza per le politiche di un tipo o dell’altro, saprà cosa attendersi dai programmi dei politici votati. Uniti nel percorso politico e di programma che ciascuna coalizione saprà darsi. Lo schieramento bipolare garantisce governance al vincitore dell’elezione nazionale il quale rappresenterà effettivamente, nel primo e unico turno, più del 50% degli elettori andati alle urne, essendo questa la soglia del vincitore. Una legge elettorale che rispetta il principio di proporzionalità. Se congiunto ad una elevata numerosità di collegi (100 collegi ) può anche garantire il principio di conoscibilità dell’ eletto necessario all’elettore per esprimere con competenza la sua scelta. Il leader vincente è il leader del Polo che ha ricevuto più preferenze come gruppo politico di quella UNIONE e sarà quello a cui affidare la formazione del Governo . La stabilità di governance è data dalla regola che le UNIONI sono effettivamente coalizioni separate, senza possibilità di scambio per tutta la legislatura, pena la decadenza del seggio (non ci sono possibilità di ribaltoni o di formare nuovi gruppi, come fino ad oggi è avvenuto, ad esempio il nuovo centro destra NCD non potrebbe originare dal divorzio con Forza Italia, perché il consenso ai suoi candidati e la presenza alla Camera deve passare prima per la legittimazione elettorale nazionale, cioè la sua politica deve trovare tale legittimazione e si presenterà quindi nelle elezioni future come nuovo gruppo presente sotto il simbolo dell’ UNIONE, quella DEI CONSERVATORI). Le intese sono allargabili solo fino ai confini del polo in cui si è stati eletti e nella scheda elettorale compare ben evidente il simbolo del Polo a cui il partito è associato nel momento di chiedere il consenso nel collegio circoscrizionale. Ciascuno si presenta alle elezioni per avere il consenso più largo possibile, ma dichiara fin dall’inizio il suo “apparentamento politico” all’elettore, cioè con quali forze formerà la governance. Perché il sistema è stabile? Perché l’instabilità di governance fino ad oggi osservata è potuta avvenire per le mire di una piccola minoranza capace di spostare con il suo peso il rapporto tra la maggioranza e l’opposizione, cioè il classico ribaltone e il trasformismo dei proclamati. Ora questo detestato e detestabile gioco non è più possibile per regola elettorale; lo scollamento dal proprio seggio e il tradimento del Polo di appartenenza per sedere nel seggio dell’opposizione è pagato dal proclamato/ proclamati dissenzienti con la perdita del seggio. Il loro mandato cessa automaticamente perché vietato dalla legge elettorale e potrà determinare la fine della governance, indicherà l’ incapacità di coalizione, e la eventuale fine della legislatura con esito subito di nuove elezioni. Ovviamente il rimpasto governativo all’interno del Polo è perfettamente lecito e un piccolo premio di maggioranza, molto piccolo può essere previsto per chi ha già ricevuto il 50%+1 dei seggi (una piccola legge truffa).
    Il mandato è esercitato esattamente senza vincolo come previsto oggi costituzionalmente, con una sola eccezione: il mandato è vincolato alla politica del Polo di elezione e in nessun caso durante la legislatura il proclamato può aderire a formare un nuovo gruppo nel medesimo Polo e tanto meno essere accettato nell’altro Polo come adesione ad un gruppo di esso. La politica del dissidente con il gruppo di appartenenza è accettata democraticamente come politica di minoranza salvo che la sua protesta non arrivi a meritare la esclusione dal Polo per gravi e giustificati motivi e secondo regole da codificare (potrebbe esserci una Commissione di capogruppi del Polo a dichiararne la incompatibilità). In tal caso il dissenziente perde il seggio che rimane vuoto per tutta la legislatura ed esce definitivamente dall’Assemblea. Si tratta comunque di situazioni del tutto eccezionali (ex comprovati accordi di un parlamentare con colleghi del polo avversario) e da considerare in fieri..
    È grave che si arrivi ad un ITALICUM Monstrum che non dà regole di civile rappresentanza ai partiti, non cancella le storture del Porcellum, e non tiene conto dei chiari principi posti sulla rappresentanza e sul voto libero ed uguale come pietre angolari del sistema democratico dalla Corte costituzionale nella sentenza n. 1 del 2014. La stampa e la televisione devono accendere le intelligenze del Paese e pubblicizzarle perchè i cittadini siano informati e il potere politico debba tenerne conto a favore della qualità del riformismo e non per il riformismo praticone. Tutta la riforma è a sottrazione democratica, è incredibile che uno Stato fondato sul diritto condiviso sottrae diritto e propone leggi degenerative della democrazia. Come se l’eccesso di potere accentrato fosse garanzia di buona politica e di buon governo. L’inefficienza dello Stato è legato soprattutto all’eccesso di leggi, troppe e interpretabili, e al consociativismo di potere scadente nella corruzione. Ai cittadini italiani non serve il vincitore che cancella la qualità della democrazia; l’italicum non promuove il bipolarismo, non garantisce la separazione tra forze che tendono ridistribuire la ricchezza e quelle che la accentrano in oligarchia e lobby, non garantisce proporzionalità di rappresentanza, non garantisce il rispetto del Parlamento, garantisce certamente il consociativismo di potere e favorisce la connivenza tra potere e corruzione.
    E’ matematicamente certo che qualsiasi riforma elettorale incapace di progettare fin dall’inizio il bipolarismo di schieramento, netto e senza possibilità di passaggio tra un polo e l’altro, e che non applica nel numero degli eletti il principio di proporzionalità della rappresentanza, costituisce un fallimento della politica parlamentare costituzionale e una offesa al popolo elettore. L’Italicum abiura il principio di proporzionalità e distorce il consenso che legittima il potere, distorcendo il numero dei seggi a favore di un vincitore , che pur essendo netta minoranza governa con maggioranza assoluta.
    L’efficienza di governance e la chiarezza di chi è vincitore è solo in un regime politico bipolare con veto di scambio e di neoformazioni; l’eletto che non condivide il programma politico del suo polo e del suo gruppo, o diventa minoranza nel suo interno o rinunica al seggio, senza possibilità di sostituzione. Con questa regola tutta la politica dei partiti si mette in moto correttamente e noi italiani possiamo finalmente avvicinarci ad essa senza che ci venga il vomito cerebrale.
    Vengo ora a portare una delle innumerevoli prove “matematiche” di “falso intellettuale” dei sostenitori dell’ITALICUM monstrum.
    Ce lo offre l’ispiratore di esso, d’alimonte, nella sua intervista di ANNALISA CUZZOCREA in http://www.repubblica.it/economia/2015/05/05/news/d_alimonte_questa_riforma_funziona_ma_va_abolito_il_senato_-113566555/:
    In grassetto la domanda del giornalista, di seguito la risposta del politologo:
    Per alcuni il premio di maggioranza è incostituzionale.
    “La Corte, nel bocciare il Porcellum, non ha detto quale premio sia costituzionale, ma solo che deve esserci una soglia per farlo scattare. Il 40 per cento va bene. Blair col 35 per cento dei voti ebbe il 55 per cento dei seggi, Hollande ne ottenne il 53 per cento col 29. Da noi, poi, il sistema è meno distorsivo, perché il vincente potrà avere il 54 per cento dei seggi, non di più”.

    commento: la Corte non ha mai detto che il 40% va bene e i precedenti giuridici parlano solo di un contestato premio per chi aveva già un 50%+1 di consenso elettorale (allora la stampa scriveva La legge, presentata alla Camera dal famigerato ministro degli Interni Mario Scelba, prevedeva un consistente premio di maggioranza, il 65% dei seggi, al gruppo di liste che avesse raggiunto almeno la metà più uno dei voti validi era il 1953 governo De Gasperi Pci e Psi, in particolare Togliatti, si scagliarono contro la norma e ci furono sedute tumultuose, come quella in cui si svolsero le votazioni sulla proposta di Oscar Luigi Scalfaro (Dc) per accelerare il ritmo della discussione. Nella rissa si scagliò di tutto: sedie, calamai e tagliacarte, i fratelli Paletta (Pci) usarono i braccioli delle sedie come arma di offesa, ma alla fine la proposta Scalfaro fu approvata. Alla legge si opposero personalità politiche illustri come Ferruccio Parri e gli ex presidenti del Consiglio Francesco Saverio Nitti e Vittorio Emanuele Orlando. Fu il socialdemocratico Piero Calamandrei a definire la legge come una “truffa”)
    La risposta di D’alimonte continua poi elencando importanti esempi di latrocinio di rappresentanza, come dire visto che gli altri rubano facciamolo anche noi. E cade ancora nella frase “Da noi..il sistema è meno distorsivo”, ciò implica che si ammette la distorsione di rappresentanza di tutti quei sistemi e dell’ITALICUM cioè d.alimonte ammette il furto di rappresentanza democratica.
    Ma la prova matematica continua: vediamo per d.alimonte chi dovrebbe porre rimedio alla distorsione nella successiva domanda del giornalista (molto bravo):
    Secondo i critici, il combinato disposto di Italicum-nuovo Senato dà vita a un presidenzialismo di fatto privo dei necessari contrappesi. Che ne pensa?
    “Che il presidenzialismo è un’altra cosa. Poi le faccio un elenco dei contrappesi: l’Europa; le elezioni; un presidente della Repubblica con poteri non simbolici eletto, secondo la riforma, con il 60 per cento dell’assemblea; una Corte costituzionale molto autonoma; un referendum propositivo e un referendum abrogativo che abbassa drasticamente il quorum; la magistratura più indipendente del pianeta”.
    Addirittura. Ma la riforma di cui parla ancora non c’è, l’Italicum sì.
    “Dal mio punto di vista vuol dire che la minoranza del Pd deve spingere perché ci sia”.
    O per cambiarla, a partire dal Senato?
    “Sono certo che sulla riforma costituzionale Renzi qualcosa concederà”.

    Commento scientifico: il 54% è già molto vicino al 60 %, la differenza è solo il 6% . Ora quel 6% è sotto ricatto per il peso di rappresentanza del 54% e sarà comprato politicamente con qualche favore. E la distorsione di rappresentanza? d’alimonte dopo aver ispirato il mostrum e constato che di ciò si tratta e di un latrocinio di rappresentanza, spera nella minoranza PD perché il mostrum sia messo in riformatorio, si avete ben capito è la minoranza PD che deve rimediare, posto che Renzi abbia benevolenza e non voglia coccolare frankstein anche dopo il brindisi (alla sua nascita festeggiato con champagne e non vino italiano )
    Ecco perché i costituzionalisti onesti e i cittadini democratici hanno vomito intellettuale al solo pensiero di votare con questa riforma e ancor più verso i politologi maggioritari..
    Mario Zorzetto

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