Cambio gruppo ma poi che faccio? I voti dei transfughi

Per cercare di capire il peso politico dei cambi di maglia, abbiamo analizzato il comportamento e i voti dei parlamentari nel nuovo gruppo. Come hanno votato? Con chi si sono allineati? Quanto si sono allontanati dal gruppo iniziale?

Considerando quanto sta cambiando il Parlamento dalle elezioni del 2013, è importante tirare un po’ le fila, per vedere come nella sostanza stiano procedendo le cose. Perché una cosa è aderire ad un gruppo, un’altra è votare come la maggioranza dei sui membri. Fra i tanti parametri che abbiamo considerato nel nostro MiniDossier “Giro di Valzer – Quanto Deputati e Senatori cambiano gruppo, partito e schieramento“, c’è quello dei voti ribelli. Sono considerati ribelli i Parlamentari che votano in modo diverso dalla maggioranza del gruppo di appartenenza.

Grazie a questo strumento è stato possibile vedere quanto si sono allontanati dal gruppo iniziale Deputati e Senatori che hanno deciso di “migrare” altrove. In aggiunta l’intento era quello di scoprire la reale destinazione dopo il cambio di casacca: i fuoriusciti grillini sono rimasti all’opposizione o sono passati in maggioranza? E i Deputati che da Sel sono passati al Pd, come stanno votando?

Per rispondere a queste domande abbiamo visto se i voti discordanti (voti ribelli) con il partito iniziale sono aumentati o diminuiti dopo il cambio. Il dato evidenzia come molti cambi, soprattutto fra partiti interni alla maggioranza, si sono rivelati, specialmente al momento del voto, formalmente irrilevanti. Deputati e Senatori passati da Scelta Civica a Per l’Italia o Partito Democratico hanno continuato a votare in linea con la maggioranza.

Dato più interessante è quello degli ex 5Stelle. Formalmente la stragrande maggioranza dei grillini usciti (18 alla Camera e 17 al Senato) sono entrati nel Gruppo Misto. Un gruppo ritenuto di “frontiera” in cui i membri, proprio per la natura ibrida del raggruppamento, votano ognuno in maniera indipendente. 

Tutti gli ex membri del Movimento 5 Stelle, tranne poche eccezioni (alla Camera Artini e Iannuzzi e al Senato Manstrangeli, Simeoni e Vacciano), hanno iniziato a votare in maniera diametralmente opposta. Nella maggior parte delle situazioni soprattutto alla Camera, i voti sono andati ben lontani dalla linea generale dell’opposizione, e confluiti maggiormente nell’orbita della maggioranza. Teoricamente in “frontiera”, formalmente con il Governo. Elemento evidente anche andando a vedere come, nei voti di fiducia, i fuoriusciti 5stelle abbiano votato in maniera opposta rispetto al gruppo di elezione.

Camera: differenze nei voti dopo il cambio

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Per approfondimenti: