Camere aperte 2013

Oggi alle 11.00 alla sala Nassirya del Senato della Repubblica presentiamo il rapporto “Camere Aperte 2013“, la terza edizione della pubblicazione dedichiamo al Parlamento Italiano, per monitorare e valutare l’attività di Deputati e Senatori attraverso lo studio di dati e statistiche.

Al centro del rapporto c’è l’analisi della Legislatura appena conclusa per individuare protagonisti, trend, temi-chiave e l’imprescindibile valutazione sui due Governi che l’hanno guidata, Berlusconi prima e Monti dopo.

Entrambi si inseriscono in un percorso politico-istituzionale che, negli ultimi vent’anni, ha visto crescere sempre più il peso degli Esecutivi e l’importanza del loro ruolo rispetto i poteri e le funzioni del Parlamento. A tal punto che è lecito domandarsi se quella italiana sia ancora un Repubblica parlamentare.

Una tendenza che è diventata sempre più marcata con Berlusconi fino ad imporsi definitivamente con Monti, che lanciando l’appello “a far presto” ha chiesto ed ottenuto margini di manovra immensi, impensabili per i suoi predecessori.

La misura di tutto questo viene resa immediatamente dai dati sul procedimento legislativo, ovvero sulle leggi fatte. Delle 387 leggi approvate ben 297 sono di origine governativa (e con un iter di 130 giorni) e solo 90 quelle parlamentari (il cui iter però ha richiesto più di 600 giorni).

Il Governo Monti ha poi utilizzato in maniera sistematica lo strumento del voto di fiducia, percentualmente triplicandone la frequenza rispetto l’Esecutivo Berlusconi.

Ad un parlamento defraudato del suo potere legislativo non è stata neppure riconosciuta la sua funzione di controllo sull’operato del Governo. Interrogazioni e interpellanze di deputati e senatori sono state per lo più ignorate, se il Governo Berlusconi ha risposto poco (39%) il Governo Monti ha fatto decisamente peggio (29%).

Confrontare Berlusconi e Monti vuol dire anche rifarsi alle loro agende politiche e alle priorità che hanno dato ai lavori parlamentari.
Se la cifra riassuntiva può essere “Giustizia” per il primo e “Imprese” per il secondo, possiamo inoltre individuare alcuni argomenti su cui si è registrata in particolare la maggior differenza di interesse fra i due. Mentre Berlusconi ha un saldo positivo su “testamento biologico“, “istruzione” e “immigrazione“, Monti ha invece preferito altri temi, come “rifiuti“, “casa” e “pensioni“.

In questa cornice politico-istituzionale hanno agito poi i quasi 1.000 parlamentari, fra deputati e senatori, che gli italiani hanno eletto a rappresentarli.
Gli indici elaborati da Openpolis per misurare rilevanza, presenze e produttività non solo possono contribuire a rendicontare in maniera corretta la loro attività, facendo emergere i protagonisti positivi e negativi, ma con l’approssimarsi delle prossime elezioni politiche possono essere d’aiuto ai cittadini nella scelta del voto: confermare chi ha lavorato bene e sostituire chi non l’ha fatto.

 

Il rapporto Camere aperte 2013 (file Pdf, 1,6 Mb)

3 pensieri su “Camere aperte 2013

  1. Pingback: L'ultimo governo (e mezzo) in cifre. - luc@bonesini.blog

  2. Sergio

    “Camere Aperte 2013” è un ottimo documento; ben curato e anche ben presentato.
    Particolarmente interessante è stato osservare gli ambiti di legge trattati con “fiducia”.

    Sembrerebbe che sulle questioni importanti si imponga la fiducia
    E’ l’effetto del nostro ciarliero e pettegolo parlamento che parla ma non si accorda sul maggior bene del paese… e dunque non legifera se non quando gli è imposto (fiducia).

    Ma l’effetto del nostro ciarliero e pettegolo parlamento si nota anche da un altro dato.
    Sono stati prodotti nella legislatura: 203.372 emendamenti a fronte di soli 387 disegni di legge approvati e 97 decreti legge convertiti.
    Lo sterminato numero di emendamenti (203.372) è più vicino al totale degli interveti di tutti i parlamentari 278.334 .
    E sì che un emendamento non è banale come un intervento…
    Forzando le conclusioni, sembrerebbe che l’emendamento sia inteso più come una semplice opinione parlamentare che un servizio reso al Paese e teso a migliorare una proposta legislativa.

    Insomma, il nostro, più che un Parlamento sembra essere un parlatorio.

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