Commissioni in bilico, a cominciare dal federalismo

Al di là del clamore e del fuoco continuo di dichiarazioni incrociate, i numeri stanno lì a ricordare una realtà semplice semplice: il Governo, allo stato attuale, non ha la maggioranza nelle Commissioni parlamentari in cui si decidono questioni come il federalismo fiscale e la politica economica. E se le supposte, temute o minacciate, campagne acquisti di parlamentari non dovessero far guadagnare risultati proprio in queste Commissioni, l’unica reale possibilità di evitare le elezioni, sarebbe quella di scendere a patti con chi, di volta in volta, è disponibile.

La riforma federale, dopo l’approvazione della legge Delega (n. 42 del 2009), consiste in una corsa contro il tempo che scadrà in maggio (a 24 mesi dalla entrata in vigore della legge) per approvare una serie di Decreti di attuazione, che vengono sì emanati dal Governo, ma che debbono affrontare anche l’esame parlamentare, in particolare quello della Commissione bicamerale (deputati e senatori) per l’attuazione del federalismo fiscale.

E qui, su 30 membri complessivi, il Governo può contare, con una certa affidabilità, solo su 15 voti: 11 del PdL, 3 della Lega, più 1 che dovrebbe essere garantito dalla Senatrice Helga Thaler Ausserhofer del Sudtiroler Volkspartei. Pertanto se il Governo vuole ottenere il parere positivo, non vincolante ma politicamente essenziale, della Commissione, deve evitare il voto contrario almeno del Sen. Baldassarri, unico parlamentare FLI in Commissione, o dei due rappresentati dell’UDC, Sen. D’Alia, On. Galletti.
Gli stessi senatori Baldassarri e Thaler Aussehofer sono decisivi nella Commissione VI Finanze del Senato, di cui il Sen. di FL è anche Presidente. E i decreti di attuazione del federalismo dovranno passare anche qui, dove su 24 membri, solo 11 appartengono alla maggioranza.
Situazione analoga si presenta nella Commissione Bilancio, dove su 48 membri la maggioranza ne ha 22 (17 PDL e 5 Lega) e può arrivare a 24 solo grazie al sostegno dei transfughi dell’ultim’ora Gianpiero Catone (ex PdL, ex FLI, ora nel gruppo Misto in appoggio al Governo, traguardo del vitalizio da deputato in aprile) e Bruno Cesario (ex PD, ex ALI di Rutelli, gruppo Misto in appoggio al Governo, traguardo del vitalizio in aprile). Quanto potrà reggere un equilibrio del genere alla prova, prossima, della conversione in legge del Decreto Milleproghe? Così viene chiamato il Decreto con cui si rinviano scadenze di legge e si finanziano tantissime cose che c’entrano poco tra loro, e questa è da sempre l’occasione per gruppi di pressione e clientele varie per dare l’assalto alla diligenza. Come resistere in una situazione di questo tipo? Quanto costerà al rigore finanziario, il consenso, o la non ostilità, da guadagnare nella zona grigia delle Commissioni?

In queste pagine potete seguire la composizione e gli equilibri (sempre aggiornati) delle Commissioni della Camera, del Senato, di quelle bicamerali.

4 pensieri su “Commissioni in bilico, a cominciare dal federalismo

  1. Irene del Prato

    Mi piacerebbe riportare questo vostro illuminante articolo nel mio blog, se mi autorizzate. Ovviamente citandolo per intero come di vostra proprietà e inserendo la fonte. Il mi interesse è solo divulgare questo buon lavoro.

    Irene del Prato

  2. Vincenza CARPITA

    Penso che al bene del nostro Paese non ci pensa nessuno. Siamo stanchi di sentire parlare del presidente e dei suoi problemi giudiziari, vorremmmo sentire parlare di mercaro, di obietivi di politica economica, di lavoro, di disoccupazione giovanile….e invece ci troviamo ancora una volta dopo la fducia del 14 Dicembre nell’incertezza, nel fango della politica.

  3. Corrado SFACTERIA

    Ma le commissioni non dovevano svolgere un ruolo limitato nel tempo ? Si potrebbero anche ammettere se sottratte alla competenza dei parlamentari e composte di cittadini che risultassero essere state o continuare ad essere inserite in un settore lavorativo o organizzativo dove si è manifestata la necessità applicativa di disposizioni che devono essere rivisitate e servire come piattaforma per la decisione , anche difforme , del Parlamento.
    Perchè all’elettore non si dice che non deve eleggere un parlamentare ma consentire a chi deve avere ingegno personale di svolgere il suo ruolo parlamentare e non di sonnecchiare in inamovibili commissioni sottratte alla opinione pubblica e agli elettori che non le hanno scelte.

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