Legalizzare la cannabis, con quale maggioranza in parlamento?

Nei giorni scorsi, per la prima volta nella storia repubblicana, un disegno di legge sulla liberalizzazione della cannabis è arrivato all’attenzione dell’aula di Montecitorio. Un passaggio breve, visto che – data la mole di emendamenti ostruzionistici – non si arriverà ad un voto prima di settembre.

Una legge i cui primi firmatari sono entrambi esponenti della principale forza di governo, il partito democratico, ma su cui la maggioranza che sostiene l’attuale esecutivo non sembra essere affatto concorde.

Il principale partner della coalizione, Angelino Alfano, ha dichiarato che non voterà mai per la legalizzazione. E infatti proprio dai banchi del suo gruppo parlamentare, Area popolare (Ncd-Udc), sono arrivati il maggior numero di emendamenti per ostacolare l’iter della legge.

Se Area popolare si sfila, gli altri partiti della maggioranza di governo non sono autosufficienti per approvare le leggi. Se alla camera il Pd dispone quasi da solo della maggioranza assoluta dei deputati (301 su 630), al senato è molto lontano da quella soglia, controllando solo 113 seggi su 321. Per arrivare alla maggioranza sono necessari sia i 31 senatori di Ap, sia i 20 del gruppo Per le autonomie. Quindi – senza il consenso di tutti i partner della coalizione di governo – la maggioranza che partecipa all’esecutivo Renzi non basta, almeno al senato.

Ma allora quali convergenze parlamentari potrebbero formarsi sulla legge che liberalizza la coltivazione ed il consumo dei cannabinoidi? Cominciamo vedendo da quali gruppi provengono i firmatari della proposta di legge, depositata sia alla camera che al senato.

Come abbiamo detto, i due primi firmatari sono membri del Partito democratico. Segue una lista nutrita di cofirmatari: 222 alla camera e 70 al senato. I gruppi di appartenenza sono principalmente 3: Pd (cui sono iscritti il 38% dei firmatari della legge), M5s (da cui arrivano il 39% delle firme alla camera, e il 34% al senato) e Si-sel (circa il 12% dei firmatari). Le restanti firme arrivano dal gruppo misto (24 senza contare i 7 parlamentari di sel che al senato non fanno gruppo autonomo), da Scelta civica (5), Per le autonomie (4), Ala (1) e Forza Italia (1).

Dato che il numero di firme è così rilevante, possiamo ipotizzare uno scenario in cui i tre partiti da cui proviene il maggior numero di adesioni (Pd, M5s e Si-sel) prendano posizione a favore della legge. A questi, possiamo aggregare i singoli firmatari degli altri partiti, in libertà di coscienza dal gruppo di appartenenza.

Una simile maggioranza avrebbe, sulla carta, i numeri da sola per approvare la legge. Alla camera con numeri molto ampi: gli interi gruppi parlamentari di Pd, cinquestelle e Sel, sommati agli altri firmatari, raccoglierebbero 447 voti su 630. Più incerta la situazione al senato, con 167 potenziali favorevoli – appena pochi in più della maggioranza assoluta.

In ogni caso, la maggioranza di governo sarebbe scavalcata da una convergenza del Pd con parte dell’opposizione. Non sarebbe una novità nel panorama italiano: pensiamo alla maggioranza che approvò la legge sul divorzio nel 1970, grazie al voto favorevole dei partiti laici al governo (liberali, socialisti, socialdemocratici e repubblicani) e dei comunisti, nonostante la contrarietà della Democrazia cristiana.

Ma quanto è plausibile oggi uno scenario simile? Possiamo analizzare la questione sotto due punti di vista:

  • la compattezza dei gruppi potenzialmente favorevoli (quelli da cui provengono i firmatari sulla proposta di legge);
  • la probabilità di una maggioranza alternativa a quella di governo.

E’ difficile valutare la compattezza dei tre partiti che potrebbero sostenere la legge in parlamento. Un metro indiretto può essere quanti membri del gruppo hanno firmato la proposta di legge di Manconi e Giachetti. Generalmente, i firmatari di questo tipo di leggi bipartisan sono pochi, ciascuno rappresentativo del gruppo cui appartiene. I numeri in questo caso fanno invece pensare ad una vera e propria conta per capire chi ci sta: quasi 300 parlamentari su 951 hanno aderito.

Nonostante la proposta provenga da due suoi esponenti di punta, i gruppi del Partito democratico sono stati molto più tiepidi nella raccolta firme rispetto ai loro colleghi pentastellati e di Sinistra italiana – Sel.

La stragrande maggioranza dei due gruppi di opposizione ha firmato per la proposta. Hanno aderito il 96% dei cinquestelle alla camera e il 69% al senato. Tra i deputati e senatori di Si-sel, ovviamente molto meno numerosi, le adesioni hanno raggiunto l’87,5%. I firmatari rappresentano una quota importante anche dei gruppi democratici (28% alla camera, 25% al senato), ma non è detto che questi numeri bastino a portare l’intero Pd sulla posizione della legalizzazione. Un argomento che non è stato presente né nel discorso di insediamento di Matteo Renzi come presidente del consiglio né, a onor del vero, nella carta d’intenti di “Italia bene comune” – il programma con cui sono stati eletti i parlamentari di Pd e Sel. Anche per questo l’intergruppo parlamentare sulla legalizzazione della cannabis ha lanciato un appello a Renzi in favore della libertà di coscienza per i democratici.

L’ipotesi di una maggioranza alternativa a quella di governo, che scavalchi il partito di Alfano, sarebbe una novità assoluta per questa legislatura. In base ai dati raccolti nell’ultimo osservatorio delle leggi di openpolis “Premierato all’italiana“, abbiamo rilevato che tra l’insediamento del governo in carica (febbraio 2014 e la fine del 2015) nessuna legge è stata approvata in via definitiva senza il consenso dell’intera maggioranza di governo. Fa eccezione la legge sull’istituzione di una commissione d’inchiesta sul caso Moro, su cui Scelta civica si è astenuta.

Sui voti finali, Area popolare si è espressa diversamente dal Pd solo in 3 casi, sempre alla camera: sul reato di depistaggio (voto contrario), la riforma della prescrizione e il ddl diffamazione (in entrambi i casi astenendosi). Ma non si trattava mai di approvazioni definitive, il testo è tornato al senato per le modifiche.

Del resto, anche l’allargamento dell’intera maggioranza a Movimento 5 stelle e Si-Sel non è stato così frequente, rispetto alle convergenze con il lato destro, con Forza Italia, Lega Nord e Fdi. Frequenti i voti bipartisan, con tutti i gruppi favorevoli, ma non sembra essere questo il caso.

La proposta di legge attualmente in esame non è comunque l’unica depositata in parlamento. Nella tavola sinottica abbiamo raccolto i principali punti previsti dai 26 disegni di legge presentati tra camera e senato.

firmatariouso personalecessione gratuitaautocoltivazionecoltivazione associatautilizzo in luoghi pubblicivendita in esercizi autorizzatidetenzione fino a ...detenzione in domicilio fino a ...
Giuseppe CIVATI (Misto)sinosino-no--
Enza BRUNO BOSSIO (Partito Democratico)sisisi (fino a 5 piante)si (massimo 50 persone)-si5 g15 g
Filippo FOSSATI (Partito Democratico)sisisisi (massimo 100 persone)-no--
Tancredi TURCO (Misto)sisisi (fino a 3 piante)--si--
Luigi MANCONI (PD)sisisi (fino a 5 piante)si (massimo 50 persone)nosi5 g15 g
Roberto GIACHETTI (PD)sisisi (fino a 5 piante)si (massimo 50 persone)nosi5 g15 g
Luigi MANCONI (PD)sisisisi (massimo 100 persone)si (negli stessi luoghi in cui è consentito il consumo di tabacco)si--
Marisa NICCHI (SI-SEL)sisi (salvo minori di 16 anni)sisi (massimo 100 persone)si (negli stessi luoghi in cui è consentito il consumo di tabacco)si--
Tancredi TURCO (Misto)sisisi (fino a 4 piante)si (massimo 250 persone e 99 piante)-si5 g15 g
Alfonso CIAMPOLILLO (M5S)sinosi (fino a 4 piante)no-nonei limiti della propria produzionenei limiti della propria produzione
Daniele FARINA (SI-SEL)sisisi (fino a 5 piante)si-si--
Enrico BUEMI (Aut(SVP-UV-PATT-UPT)-PSI)sisisi-----
Vittorio FERRARESI (M5S)sisisi (fino a 4 piante)si (massimo 50 persone e 100 piante)-no5 g15 g
Luigi MANCONI (PD)si (solo per fini terapeutici propri, dei propri congiunti e conviventi)si (solo per fini terapeutici dei propri congiunti e conviventi)si (solo per fini terapeutici propri, dei propri congiunti e conviventi)no-si (aziende farmaceutiche per fini terapeutici)--
Giuseppe CIVATI (Misto)sisisino-si--
Luigi MANCONI (PD)sisisino-no--
Vittorio FERRARESI (M5S)--------
Ivan SCALFAROTTO (PD)sisi (salvo minori di 16 anni)sino-no--
Peppe DE CRISTOFARO (Misto)sisisino-no--
Sandro GOZI (PD)si (solo per fini terapeutici)si (solo per fini terapeutici da parte enti autorizzati)si (solo per fini terapeutici)no-no (ma è prevista la cessione gratuita da parte di persone giuridiche autorizzate, senza scopo di lucro, per la cura di alcune patologie)--
Daniele FARINA (SI-SEL)sisisino-no--
Lucio BARANI (AL-A)sisi (salvo minori di 16 anni)sino-si--
Lucio BARANI (AL-A)sinosino-no--
Sandro GOZI (PD)sinosino-no--
Sandro GOZI (PD)sisi (salvo minori di 16 anni)sino-si--
Ermete REALACCI (PD)si (solo farmaci derivati da cannabis per fini terapeutici)nononono (solo strutture sanitarie)no--

Di questi, 3 liberalizzano unicamente l’utilizzo a fini terapeutici. La quasi totalità consente l’autocoltivazione di un numero ridotto di piante (compreso tra 3 e 5 oppure da decidere con decreto attuativo del governo). Due proposte di legge liberalizzano anche il consumo in luoghi pubblici, con le stesse regole vigenti per il consumo di tabacco. In 8 casi è prevista la coltivazione associata senza scopo di lucro, nei cosiddetti cannabis social club, mutuati dalla legislazione spagnola.