Giornali di partito, oltre 230 milioni in 12 anni e (quasi) tutti falliti

Il Pd lancia “Democratica”, nuova testata che andrà a prendere il posto de L’Unità. Si chiude così una parentesi storica dell’editoria. Un giornale che solo dal 2003 ad oggi è costato allo stato oltre 60 milioni. In totale i giornali di partito hanno ricevuto oltre 230 milioni, quasi tutti hanno chiuso.

Il 30 giugno il Partito democratico ha presentato la sua nuova attività editoriale chiamata “Democratica”. Il primo numero della rivista diretta dal deputato dem Andrea Romano chiude ufficialmente l’avventura di uno dei giornali storici del panorama italiano: L’Unità.

L’Unità, come tanti altri media di partito, ha usufruito negli anni di soldi pubblici grazie a una delle tante forme di sostegno all’editoria del governo. Sul sito di Palazzo Chigi è possibile ricostruire quanti soldi abbiano ricevuto i giornali di partito (tra cui l’Unità) dal 2003 a oggi. Stiamo parlando di 238 milioni di euro che sono finiti nelle casse di varie testate (19 per la precisione). In cima alla classifica proprio il quotidiano fondato da Gramsci, che dal 2003 al 2015 ha ricevuto 62 milioni di euro. Sul secondo gradino del podio La Padania, con 38 milioni di euro, e subito dietro Europa con 32 milioni di euro.

L’elemento forse più interessante però, strettamente collegato all’aspetto economico, e che quasi tutti questi 19 giornali sono, come L’Unità, falliti. L’80% di esse infatti sono ad oggi chiusi, solo il 10% rimane attivo in forma cartacea (La Discussione e Zukunft in Südtirol), e solamente un 5% in una versione online (Secolo d’Italia).

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