L’autonomia finanziaria delle città italiane

In base alla costituzione italiana, gli enti locali dovrebbero far fronte alle loro funzioni istituzionali con risorse proprie – al netto dei fondi perequativi necessari per il riequilibrio tra territori più ricchi e più poveri. Un focus sul grado di autonomia finanziaria delle maggiori città italiane.

Con la riforma del titolo V della costituzione, nel 2001, è stato previsto che anche i comuni e gli enti locali abbiano autonomia finanziaria. Come recita l’articolo 119 della nostra carta fondamentale, infatti:

«I Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni hanno autonomia finanziaria di entrata e di spesa, nel rispetto dell’equilibrio dei relativi bilanci, e concorrono ad assicurare l’osservanza dei vincoli economici e finanziari derivanti dall’ordinamento dell’Unione europea.»

Cosa implica questa previsione? Significa che i comuni per mantenersi devono poter contare su risorse proprie, ad esempio quelle generate dalle imposte e tasse locali, e non su trasferimenti statali. Ovviamente al netto di quelli che servono per riequilibrare le disuguaglianze territoriali delle zone più svantaggiate.

Per capire quanto un comune sia autonomo dagli altri enti pubblici (stato, regioni e altri) su openbilanci si trova un indicatore appositamente costruito per segnalare il grado autonomia finanziaria. Questo indicatore misura fino a che punto il comune sia in grado di fare fronte autonomamente alle proprie necessità senza ricorrere ad altri trasferimenti.

Più nel dettaglio, considera la quota di entrate proprie sul totale delle entrate correnti, e viene calcolato in percentuale: maggiore è la percentuale, più elevata è l’autonomia di cui gode il comune nelle sue scelte di bilancio.

Dando uno sguardo a questo indicatore per le città italiane più grandi, quelle superiori ai 200mila abitanti, notiamo che nel 2014 è Bologna la città dove la percentuale è più alta. Nel capoluogo dell’Emilia Romagna la quota di entrate proprie sul totale delle entrate correnti supera il 90% (92,28%).

Si collocano sopra la soglia dell’85% anche altri cinque comuni; si tratta di Firenze (al secondo posto con oltre l’88%), Verona (87,39%), Torino (87,31%), Napoli (86,75%) e Padova (86,58%). Poco sotto la soglia dell’80% Catania, Roma e Palermo; molto più staccata Trieste (58,26%).

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