L’equilibrio della parte corrente nei bilanci comunali

Una buona regola per i bilanci delle amministrazioni è che le spese correnti siano finanziate con entrate correnti, e non con incassi una tantum. Questa norma ha subito delle deroghe nel corso degli anni. Un focus sull’equilibrio di parte corrente nelle maggiori città italiane.

I soldi che annualmente entrano ed escono dalle casse del comune si possono distinguere in:

  • parte corrente, cioè il denaro che serve al normale funzionamento della città (stipendi dei dipendenti, acquisto di beni, manutenzione delle opere pubbliche, servizi erogati ai cittadini);
  • parte in conto capitale, ovvero le entrate e spese non ordinarie (come la costruzione di infrastrutture o l’acquisto di immobili), di solito destinate aa progetti di lungo termine per lo sviluppo della comunità e del territorio.

Questa distinzione è molto importante. Le spese di parte corrente sono in qualche modo fisse, almeno sul breve periodo, e soprattutto sono ricorrenti. Per questa ragione, una buona norma è che non vengano finanziate con entrate straordinarie (ad esempio con la vendita di immobili, ma solo con entrate correnti (come le imposte e le tasse).

Il legislatore ha inserito, nel corso degli anni, delle deroghe a questa regola per permettere più flessibilità ai comuni per chiudere il bilancio. Ad esempio con la possibilità di finanziare la spesa corrente attraverso gli oneri di urbanizzazione, come stabilito dall’articolo 2 comma 8 della legge 244/2007 – disposizione prorogata più volte con modifiche:

«(…) i proventi delle concessioni edilizie e delle sanzioni previste dal testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380, possono essere utilizzati per una quota non superiore al 50 per cento per il finanziamento di spese correnti e per una quota non superiore ad un ulteriore 25 per cento esclusivamente per spese di manutenzione ordinaria del verde, delle strade e del patrimonio comunale»

Se da un lato previsioni come queste permettono di far quadrare i conti, dall’altro inducono a pratiche non sempre virtuose, dal punto di vista del bilancio e non solo. Ma come capire se un comune finanzia le spese correnti solo attraverso entrate correnti?

Su openbilanci.it, proprio per misurare la capacità del comune di coprire le spese correnti (quelle necessarie per fare fronte all’amministrazione ordinaria) attraverso le entrate correnti (quelle dei primi tre Titoli del bilancio quindi escluse entrate da vendita del patrimonio o da indebitamento), è presente l’indicatore Equilibrio della parte corrente. Tra le spese in questo caso non vengono calcolati gli interessi per mutui e prestiti (correnti in senso stretto). Questo rapporto è calcolato in percentuale: maggiore il valore, maggiore l’equilibrio di parte corrente.

Tra le città superiori ai 200mila abitanti, è a Verona che nel 2014 si è registrato il valore più alto: il rapporto tra le entrate correnti e le uscite correnti è stato pari al 118,3%. Insieme al comune veneto, in testa alla classifica anche Genova e Trieste, entrambe attorno al 116%. Sopra la soglia del 100% anche Bologna, Bari, Milano e Firenze.

Si attestano molto vicine all’equilibrio di parte corrente anche Roma (99,57%) e Venezia (98,5%). Si collocano attorno al 70% Napoli e Catania.

Scarica le classifiche regione per regione:

Abruzzo
Basilicata
Calabria
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Emilia Romagna
Friuli Venezia Giulia
Lazio
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Marche
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Piemonte
Puglia
Sardegna
Sicilia
Toscana
Trentino Alto Adige
Umbria
Valle d’Aosta
Veneto

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