La presenza femminile nelle istituzioni europee

Il 37% dei seggi all’europarlamento è occupato da donne. Ma nelle sedi con maggiore potere decisionale la quota è decisamente più bassa. Già alla commissione europea si scende al 31%, mentre alle ultime riunioni dell’ecofin erano il 10,71%, e solo il 3,57% al consiglio affari esteri

La tendenza è già emersa in modo chiaro: man mano che si risalgono i vari livelli istituzionali si osserva che la maggiore presenza femminile rimane confinata alla base e si assottiglia ai vertici, spesso in modo molto consistente. Nel nostro paese la situazione è confermata sia nel parlamento, quando si vanno a guardare gli incarichi importanti ricoperti da deputate e senatrici, sia al governo quando si contano le ministre rispetto a viceministre e sottosegretarie, e ancor più se si tiene presente quali donne guidano dicasteri con portafoglio o senza.

Lo stesso andamento si nota inalterato anche nelle istituzioni europee. Il parlamento europeo è l’organo di più diretta rappresentanza dei cittadini, che ne eleggono i deputati. È in questa sede che le donne hanno più spazio, con il 37% dei seggi. Alla commissione europea, che è il ramo esecutivo dell’Ue, le donne arrivano al 31%. Tuttavia nelle istituzioni europee il rapporto tra rappresentanza e sedi decisionali non è così diretto come nei governi nazionali e l’assetto istituzionale è abbastanza più complesso. Così buona parte delle linee politiche viene presa in sedi diverse, composte da rappresentanti inviati di volta in volta dai governi nazionali e scelti a loro discrezione. Alle ultime riunioni dell’ecofin solo il 10,71% dei partecipanti era donna, fino a crollare al 3,57% del consiglio affari esteri, cioè una su 28: la presidente Federica Mogherini.

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