Le città del sud perdono la partita delle spese per lo sport

L’Italia è uno dei paesi europei con il maggior numero di persone che non fanno attività fisica. Un dato su cui incidono forti differenze territoriali, sociali ed economiche. L’intervento pubblico potrebbe ridurre le evidenti disuguaglianze nella diffusione della pratica e della cultura sportiva.

Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità l’inattività fisica è corresponsabile di circa un milione di decessi l’anno in Europa. In base ai dati di Eurobarometro l’Italia è il quarto paese (a pari merito con la Romania) meno attivo in Europa, dopo Bulgaria, Malta e Portogallo. Il 60% degli italiani afferma di non praticare mai sport né attività fisica.

Un dato che ha anche una forte connotazione regionale, come mostrano i dati Istat. Solo in Trentino Alto Adige e Valle d’Aosta la quota di persone che praticano sport supera il 40%. Tutte le altre regioni del centro e del nord si collocano tra il 30,4% registrato in Liguria e il 37,8% della Lombardia. Le regioni meridionali sono tutte ampiamente sotto il 30%, in Campania addirittura non si raggiunge la soglia del 20% (17,9%).

Percentuale di persone sopra i 3 anni che praticano sport per regione (Istat 2014)

L’associazione Uisp (Unione italiana sport per tutti) sottolinea che una parte fondamentale di tutela della salute diventa così un problema legato alle disuguaglianzeLa possibilità di praticare sport infatti risulta legata anche alla posizione sociale. I dati – ancora Istat – sullo sport per titolo di studio e condizione professionale in parte lo confermano.

Più è alto il titolo di studio, maggiore è la probabilità che si pratichi sport: quasi un laureato su due si dedica a una qualche attività fisica, contro una persona su quattro con licenza elementare o media. Dal punto di vista della condizione professionale, il quadro è più articolato e dimostra che la pratica sportiva incrocia diverse variabili come l’età, il reddito, il tempo libero a disposizione e altri fattori culturali. Per esempio sono gli studenti quelli che praticano maggiormente sport (57,1%).

Gli squilibri a livello territoriale e sociale indicano che l’offerta di impianti e servizi sportivi sul territorio potrebbe avere un ruolo decisivo nel promuovere la cultura e la pratica sportiva. In particolare le strutture comunali, in grado di renderle accessibili a tutti.

Attraverso openbilanci.it è possibile vedere quanta parte dei bilanci comunali sia dedicata alla promozione dello sport, innanzi tutto per mantenere impianti come stadi e piscine comunali; ma anche per organizzare eventi come maratone e altre manifestazioni sportive.

Tra le città italiane con più di 200mila abitanti, il comune che nel 2014 ha speso di più in questo capitolo del bilancio è Trieste. Il capoluogo friulano ha destinato oltre 36 euro per ogni abitante allo sport. Seguono, entrambe sopra i 30 euro pro capite, Torino e Firenze. Tranne Catania, le grandi città del sud hanno tutte una spesa pro capite inferiore ai 15 euro. Va comunque sottolineato che i bilanci comunali non comprendono le spese dello stesso tipo stanziate dallo stato o dal Coni, il che rende l’analisi non esaustiva.

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