I parlamentari più presenti non sono i più produttivi

Partecipare assiduamente ai lavori dell’aula non basta a ottenere un punteggio alto nell’indice di produttività. Tra coloro che non mancano quasi mai alle votazioni di camera e senato, pochi riescono ad avere effetti significativi sulla produzione legislativa del nostro paese.

Il lavoro dei parlamentari prevede, tra le altre cose, la partecipazione alle fasi di discussione e decisione in aula. L’indice di produttività considera diversi aspetti dell’attività di senatori e deputati, tra cui gli interventi in commissione e in aula e le presenze alle quasi 20.000 votazioni elettroniche di Montecitorio e oltre 16.000 di Palazzo Madama.

Stando ai dati dell’attuale legislatura, avere una percentuale consistente di presenze non basta a ottenere un punteggio alto e anzi chi è molto presente ha spesso un punteggio sotto la media.

Alla camera 81 deputati hanno una percentuale di presenze superiore al 90%: il 72,84% di essi produce meno della media e solo 7 rientrano nella top 100 per produttività. Il loro indice, messi tutti e 81 assieme, è di 145,18 (meno di quello dell’aula, che è di 167,33). Al senato la partecipazione ai lavori sembra influenzare un po’ più che alla camera il punteggio totale. Il 40,79% dei più presenti (oltre il 90% di presenze) rientra nella top 100 della produttività di Palazzo Madama. Si tratta di 76 senatori con una media di produttività superiore al resto dell’aula (209,73 contro 175,08). Ciò nonostante, il 44,74% di essi compare comunque nella seconda metà della classifica della produttività. Questi due elementi così contrastanti mostrano che anche al senato non c’è una chiara relazione fra il numero di presenze e il punteggio nell’indice.

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