Solo pochi parlamentari risultano molto produttivi

Sono in tutto 950, ma solo una manciata riesce a essere determinante. Nell’indice di produttività la stragrande maggioranza degli eletti ottiene un punteggio basso, raggiungibile anche solo con le presenze.  Appena il 5% riesce ad avere un’influenza sui lavori dell’aula. 

Nell’analizzare l’attività del parlamento italiano sono molte le considerazioni da fare. La prima è che la produttività non è distribuita in maniera uniforme. Dei 950 parlamentari in carica, la stragrande maggioranza svolge un ruolo minimo nella produzione legislativa delle due camere. Solo pochi eletti risultano produttivi, almeno per quello che è tracciabile dall’esterno.

Sono diversi gli elementi che contribuiscono a formare il punteggio finale. Deputati e senatori sono stati divisi in fasce di produttività, in modo da rendere evidente il peso di ciascuno di questi elementi. Alcuni, come le presenze, bastano per ottenere solo posizioni basse, fino a 200 punti. Altri elementi, come la relazione su atti di media importanza, possono portare fino alle fasce intermedie di punteggio. Mentre nelle fasce più alte si trovano i parlamentari che hanno presentato disegni di legge poi approvati in via definitiva, o i relatori di atti chiave.

Oltre il 70% dei deputati e senatori ha meno di 200 punti, soglia raggiungibile anche solo con le presenze. E circa il 35% dei parlamentari ha totalizzato persino meno di 100 punti. È quindi evidente che nelle fasce di punteggio alto ci sono pochissimi eletti. Poco più del 5% dell’aula infatti rientra nei 3 intervalli più alti, e riesce ad avere un’influenza sulla produzione legislativa.

 

Come mostrano i grafici, la situazione nei due rami è pressoché la stessa e la produttività è distribuita in modo davvero poco uniforme: una situazione che evidenzia una deformazione cronica del ruolo del parlamentare.

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