La povertà aumenta tra le famiglie giovani e numerose

Fino a 10 anni fa i nuclei con maggiori difficoltà erano quelli più anziani. Oggi la situazione risulta ribaltata e le pensioni hanno spesso contribuito ad attutire la crisi. A soffrire di più sono le famiglie più giovani; e maggiore è il numero di figli minori, più è probabile che ci si trovi in povertà assoluta.

Peggiorano tutti gli indicatori economici per le famiglie italiane. Quelle in povertà assoluta sono passate dal 3,6% a oltre il 6% del totale. Ma questo aumento, pur generalizzato, ha colpito in particolare i nuclei più giovani e quelli più numerosi. 

Classificando le famiglie italiane in base all’età della persona di riferimento – categoria che l’Istat usa per sostituire quella, vetusta e non più valida giuridicamente, di capofamiglia – si vede che nel 2005 non c’era una grossa differenza tra le varie fasce d’età rispetto all’incidenza della povertà assoluta. Quelle più colpite, erano le famiglie più anziane (5% in povertà assoluta), seguite da quelle con persona di riferimento sotto i 34 anni (3,2%).

Con la crisi, la situazione si è ribaltata. Nel 2015 il 10,2% delle famiglie più giovani si trova nell’indigenza assoluta, con una crescita di 7 punti percentuali. Situazione difficile anche per molti nuclei con persona di riferimento tra i 35 e i 54 anni, in cui l’incidenza della povertà si aggira attorno all’8%. Invece per le famiglie più anziane, sopra i 65 anni, il dato è migliorato: la quota di indigenti è scesa al 4%.

La presenza di anziani, trattandosi spesso di persone titolari di una pensione, può aver contribuito alla stabilità economica del nucleo familiare. Le famiglie in cui vivono anziani, infatti, mostrano un livello di povertà assoluta molto più basso.

Al contrario, il numero di figli minori è correlato con l’incidenza del disagio economico: le famiglie con più figli sono anche quelle più povere. Oltre il 18% delle famiglie con 3 o più figli si trova nell’indigenza assoluta (un tasso più che raddoppiato rispetto al 2005).

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