I disegni di legge in sospeso se si va al voto

Sono 74 i disegni di legge approvati in un ramo, il cui iter verrebbe interrotto se si dovesse andare alle urne. Dallo ius soli, al cyberbullismo, fino alla riforma dei partiti, il cognome dei figli e il reddito di inclusione. Le conseguenze del post referendum sulla produzione legislativa.

L’esito del referendum, e la conseguente crisi del governo Renzi, ha messo in discussione molti degli attuali equilibri politici del paese. Tra i possibili sviluppi, il voto anticipato sembra essere uno dei più probabili.

Ogni volta che finisce una legislatura torna il tema del possibile “spreco” di materiale legislativo che rimane in sospeso. E in effetti è probabile che l’iter avviato di alcuni disegni di legge venga interrotto. Per com’è strutturato il nostro assetto costituzionale ogni proposta deve essere approvata da entrambi i rami. Un testo che superato l’esame di un solo ramo potrebbe non concludere il proprio iter a causa della fine della legislatura. E con l’inizio della nuova legislatura, la proposta dovrebbe ricominciare il suo iter e riprendere daccapo il percorso della doppia approvazione di un identico testo.

 

Al momento sono 74 i provvedimenti che rischiano di rimanere in sospeso: 52 al senato e 22 alla camera (dai provvedimenti riportati sul sito del senato bisogna sottrarre i testi approvati in via definitiva che stanno ancora attendendo la pubblicazione in gazzetta ufficiale).

Le cause dietro questo possibile “spreco legislativo” possono essere varie, principalmente riconducibili a tre categorie. Alcuni disegni di legge si trovano in questa situazione perché dopo la prima approvazione, il parlamento ha deciso di prendere altre strade sulla materia, o con altri provvedimenti o abbandonando del tutto la volontà di legiferare su di essa. Per altri invece si tratterebbe di un “troncamento” involontario, nel senso che dopo la prima lettura, i lavori nell’altro ramo andavano nella direzione di completare l’iter. Infine abbiamo una serie di disegni di legge la cui approvazione nel primo ramo è stata puramente “mediatica“, mai seguita da veri tentativi di completare l’iter.

In queste tre categorie di provvedimenti troviamo, per esempio: il ddl sul reddito di inclusione, la riforma dei partiti, l’introduzione dello ius soli, il ddl concorrenza, l’introduzione del delitto di tortura, la nuova normativa sul divorzio breve e infine il provvedimento sull’attribuzione del cognome ai figli. Non fa parte di questo gruppo, nonostante se ne sia parlato tanto, il provvedimento sulla legalizzazione della cannabis che non è mai stato approvato da nessuno dei due rami. Tutte queste proposte di legge, qualora si andasse al voto, dovranno aspettare la prossima legislatura per ricominciare e completare l’iter.

È opportuno ricordare che si tratta di un problema ricorrente, che si ripresenta alla fine di ogni legislatura. Alla fine della scorsa, per esempio, durata dal 2008 al 2013, furono lasciati in sospeso 73 provvedimenti (50 a Palazzo Madama e 23 a Montecitorio).

Per approfondire: