Quanto si risparmia con l’abolizione del Cnel – speciale referendum

La riforma prevede di abrogare l’articolo 99 della costituzione, che istituisce il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro. Decadrebbero i suoi 64 membri e il presidente, mentre i dipendenti sarebbero ricollocati alla corte dei conti. Abbiamo provato a stimare gli eventuali risparmi.

Il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro, Cnel, in assemblea costituente venne concepito come luogo di rappresentanza delle parti sociali, da affiancare alle due camere elette a suffragio universale. A differenza di camera e senato, il Cnel non ha nessun ruolo nell’approvazione delle leggi, ma può proporre disegni di legge e formulare pareri al parlamento e al governo sulla politica economica e sociale.

Il suo ruolo nel corso dei decenni è stato messo diverse volte in discussione. Dalla sua istituzione il Cnel ha elaborato 970 documenti. Di questi, 14 disegni di legge e 96 pareri (ovvero le attività che gli competono specificamente in base alla costituzione). I restanti documenti elaborati sono in gran parte relazioni, dossier e rapporti di varia natura sui suoi temi di competenza. Istituito con legge dello stato nel 1957, è stato riformato più volte, l’ultima nel 2011. Oggi è composto da 64 membri, oltre al presidente: 10 esperti economici, 48 rappresentanti di sindacati, associazioni industriali e di categoria e 6 esponenti delle associazioni sociali e di volontariato.

Uno degli articoli del testo sottoposto a referendum il 4 dicembre prevede la sua abolizione, con conseguenti risparmi che cerchiamo di misurare. La riforma interviene sul Cnel in due modi: abolisce completamente l’articolo 99 che lo istituiva e, nelle disposizioni finali, disciplina la modalità di soppressione dell’organismo. Vediamo nel dettaglio cosa prevedono queste norme transitorie. 

In una prima fase, il Cnel viene commissariato con un decreto del Presidente del consiglio (su proposta del ministro della pubblica amministrazione e d’intesa con il ministro dell’economia). Questo atto, da emanare entro 30 giorni dall’entrata in vigore della riforma, prevede la decadenza dall’incarico dei membri del Cnel e la nomina di un commissario straordinario cui affidare la gestione provvisoria. Il commissario ha il mandato di gestire il patrimonio dell’ente, compreso quello immobiliare, e di ricollocare i dipendenti presso la corte dei conti, in vista della definitiva soppressione.

Dunque a regime non saranno più da corrispondere le indennità ai membri del Cnel e cesseranno tutte le attività istituzionali legate alla sua attività. Restano invece invariati i costi per il personale (che sarà ricollocato alla corte dei conti) e, salvo diverse disposizioni future, quelli per il patrimonio e le strutture dell’ente, affidate alla gestione del commissario.

Seguendo questa logica, possiamo stimare i possibili risparmi dall’eliminazione del Cnel utilizzando il bilancio consuntivo del 2014, disponibile sul sito dell’ente. Tra le possibili economie derivanti possiamo inserire:

  • le spese per gli emolumenti dei membri del Cnel, pari a 1,87 milioni di euro;
  • le spese di rappresentanza (viaggi, partecipazione ad altri organismi ecc.), per poco meno di 400mila euro;
  • le spese per la missione istituzionale dell’ente (traduzioni ed interpreti, comunicazione istituzionale, spese derivanti da convenzioni stipulate ecc.), che valgono circa 430mila euro;
  • Altre spese per l’acquisizione di beni strumentali alla sua attività (abbonamenti a riviste, carburante, utenze telefoniche e altri servizi), pari a poco meno di 200mila euro.

In totale quindi i risparmi in diretta applicazione della riforma, così calcolati, varrebbero circa 2,9 milioni di euro.

Per approfondire:

3 pensieri su “Quanto si risparmia con l’abolizione del Cnel – speciale referendum

    1. federico70

      Il preventivo include anche i dipendenti? mi sembra un aumento incredibile in 2 anni passare per le voci riportate in articolo da 2.9 a 13.8 mln, 4 volte e mezzo!

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