Cosa si fa con i soldi della cooperazione pubblica allo sviluppo

La maggior parte dei fondi in teoria destinati direttamente ai paesi poveri, a ben vedere rimane in Italia. Negli ultimi anni è infatti esplosa la quota degli aiuti usata per accogliere i rifugiati nel nostro paese. I dati dettagliati del cosiddetto canale bilaterale. 

Quando si parla delle politiche di cooperazione internazionale realizzate con risorse pubbliche, bisogna distinguere la parte veicolata attraverso agenzie internazionali specializzate, il cosiddetto canale multilaterale, e la quota destinata invece direttamente, dal paese donatore a quello ricevente: il canale bilaterale.

Nel caso delle risorse bilaterali è possibile andare a guardare cosa in concreto viene realizzato con i fondi pubblici. Ed è interessante constatare che sempre più, negli ultimi anni, è cresciuta una voce di spesa i cui fondi rimangono nel paese donatore, in questo caso l’Italia.

E anzi ormai la maggior parte delle risorse del canale bilaterale viene spesa non nei paesi beneficiari di aiuto pubblico allo sviluppo (aps), ma rimane in Italia. Solo nel 2015 sono stati impegnati oltre 960milioni e 838mila euro per l’assistenza dei rifugiati, il 53,19% del budget per l’aps bilaterale. Nel 2010 la stessa voce assorbiva lo 0,35% delle risorse bilaterali.

In paragone con le altre attività basta osservare che per le infrastrutture e servizi sociali – che è la seconda voce più finanziata – nell’ultimo anno sono stati impegnati poco più di 365milioni e 553mila euro, cioè il 20,68% del bilaterale.

Ma in realtà si tratta di un capitolo fondamentale della cooperazione,  cioè l’insieme delle iniziative volte a sviluppare il potenziale delle risorse umane e migliorare le condizioni di vita.

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Andando invece a guardare il dettaglio delle attività finanziate, emerge che all’interno delle infrastrutture sociali la quota più consistente, 120 milioni di euro, è destinata alla pubblica amministrazione e alla società civile, vale a dire alla promozione di attività volte a rafforzare l’apparato amministrativo e di governo. Della stessa voce di bilancio fanno parte servizi essenziali per lo sviluppo quali istruzione e salute, che hanno ricevuto rispettivamente quasi 95milioni di euro e 82milioni e 774mila: due quantità quasi irrilevanti sull’insieme delle risorse. L’istruzione pesa infatti per un 5,27% sul canale bilaterale totale, mentre la salute si ferma al 4,60%. Da notare anche che l’aiuto umanitario riceve invece appena il 4,95% dei fondi del canale diretto tra paese donatore e ricevente.

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